È accaduto a Monza: un 42enne di nome Cristian Sebastiano è morto a causa di una trentina di coltellate inflitte da alcuni baby killer. Questi hanno poi fatto circolare la foto del corpo senza vita su Whatsapp. “Raga hanno ammazzato Cristian il tossico”, si legge. Ma chi si nasconde dietro l’omicidio?
L’omicidio è avvenuto sotto i portici delle case popolari nel quartiere San Rocco per mano di un 14enne e un 15enne a loro volta tossicodipendenti, i quali gli hanno rapinato una dose di cocaina. Entrambi sono già stati condannati a 14 anni di reclusione e nel processo di appello i giudici hanno disposto una perizia psichiatrica per controllare se l’abuso di droga dall’età di 12 anni li abbia resi incapaci di intendere e di volere. Quanto a Giovanni Gambino, 43enne nonché vicino di casa e amico della vittima, anch’egli è stato preso.
Durante l’interrogatorio, la pm monzese Sara Mantovani e la presidente della Corte di Assise Letizia Brambilla sono riuscite ad estrapolare diverse informazioni. “Nella chat è emerso che uno dei miei amici aveva informazioni sull’omicidio e quando l’ho visto e gliel’ho chiesto, mi ha raccontato che era stato Gambino a mandare i due ragazzi ad uccidere Cristian e che lo sapeva perché il 14enne aveva chiesto a lui se voleva accompagnarlo ma ha rifiutato”, si legge.
Dopodiché l’adolescente ha proseguito: “Io abitavo a San Rocco e uscivo con tre fratelli, ma non ho mai conosciuto nè Cristian e nè i due minorenni che l’hanno ammazzato. Quando sulla chat di Whatapp è uscito che alle Gescal avevano ammazzato un ragazzo, il mio amico ha scritto agli altri che commentavano di non parlare se non sapevano le cose. Quando ci siamo incontrati mi ha anche detto che c’era stato un litigio tra Cristian e Giovanni, ma non ricordo perché. Per la droga? Suppongo”.
“E’ difficile venire qui a spiegare bene le cose perché la paura di tutti noi è che, se veramente Gambino ha mandato due a uccidere, potrebbe pure farlo un’altra volta”. Ad ogni modo il difensore di Giovanni Gambino, nonché avvocato Manuel Gabrielli, difende l’uomo parlando di semplici “voci di quartiere”.