Ora vi starete chiedendo: “Ma cosa c’entra la tecnologia con il passato?”. Ecco, c’entra eccome. Non vi sveleremo subito la risposta ma intanto lanciamo la miccia che farà esplodere le vostre riflessioni. Qualche tempo fa sono stati ritrovati in Cina i pantaloni più vecchi del mondo datati a più di 3000 anni fa, ma come è possibile che questi siano ancora intatti e come hanno fatto gli antichi a realizzarli in tal modo?
Pantaloni più vecchi del mondo, tutti i dettagli
La scoperta avvenne precisamente nel 2014 in un antico cimitero cinese e si riuscì a delinearne il periodo, variabile tra il tredicesimo e il decimo secolo prima di Cristo. Ma allora come fanno ad essere ancora integri? Un esperto tessitore ha svelato il trucco.
Dagli oggetti analizzati nella tomba è stato possibile dedurre che si trattasse di un guerriero con la predisposizione a combattere in sella ad un cavallo. Lo si deduce soprattutto dalle briglie, un morso e un’ascia da battaglia presenti. Per quanto riguarda il vestiario, sembra che egli indossasse, oltre ai pantaloni in lana (“Turfan Man”, dall’area geografica di provenienza), un poncho stretto in vita, degli stivali alti fino alla caviglia e una fascia in lana per il capo decorata con dischi in bronzo e conchiglie.
Tornando al “jeans del passato”, i guerrieri a cavallo avevano bisogno di una copertura per le gambe elasticizzata abbastanza da permettere di muoversi liberamente senza che il tessuto si strappasse (non a caso il cavallo è molto più alto); al tempo stesso, doveva essere dotata di punti rinforzati per le parti più deboli come appunto le ginocchia. Difatti, se notate bene, su queste ultime è stata utilizzata la tecnica dell’arazzo usata generalmente nei tappeti, molto più resistente ma anche più rigida. Ciò che però ci sconvolge è il tessuto a pezzo singolo. Ciò significa che non ci sono segni evidenti di cuciture tra un pezzo e l’altro. Vera e propria tecnologia per i tempi.