I 20 euro sono ormai da due decenni una dellle “banconote più comuni”, in Italia come nel resto d’Europa. Riconoscibile per il suo colore blu, questo formato di banconote è tra i più diffusi e anche tra i più contraffatti (anche se negli ultimi anni ha perso questo “primato” non invidiabile, a favore della banconota da 50 euro.) .
La prima serie, così come tutti gli altri formati, ha iniziato ad essere utilizzata dal 1 gennaio 2002, per essere progressivamente sostituita dalla serie attuale, l’Europa a partire dal 2015. Quest’ultima versione mantiene le dimensioni e lo stile architettonico rappresentati dalla prima versione, basato sull’arte gotica.
Questa banconota da 20 euro vale una fortuna, ecco quale
Molti appassionati di numismatica tendono a “ignorare” il fattore collezionistico di queste banconote, apparentemente poco “intriganti” perché diffuse e praticamente identiche da paese a paese. Infatti, le banconote comunitarie non hanno rappresentazioni univoche per le nazioni come per le monete, anche se alcuni esempi molto specifici possono effettivamente essere interessanti dal punto di vista di un collezionista.
È il caso delle banconote da 20 euro che hanno numeri seriali “insoliti”, cioè sviluppati in numeri significativamente inferiori rispetto ad altri: ad esempio un seriale con pochi numeri è significativamente più raro della media, e può valere fino a 3 volte il valore nominale (se la banconota è particolarmente ben tenuta), discorso simile per le banconote consecutive cioè quelle con il seriale “crescente” (es. S123456…).
I più interessanti tra i 20 euro sono i cosidetti “Sample“: una sorta di via di mezzo tra il prototipo e un esemplare di prova, non destinati quindi alla circolazione. È molto difficile non notare questi esemplari perchè portano una scritta che riporta la dicitura “Campione” posizionato diagonalmente su entrambi i lati.
Uno di questi esemplari può guadagnare da 1200 euro fino a 2000 euro, vista la rarità e la rarissima possibilità di “entrarne in contatto”.