Il maledetto Covid-19 ormai è entrato a gamba tesa da più di due anni, ha sconvolto le nostre abitudini e messo a segno milioni di contagi. Ma non tutti sembrano essere stati presi di mira dalla malattia, infatti una parte della popolazione è riuscita a non contrarla.
La domanda che tanti ricercatori si sono posti è –perché ci sono delle persone che non si sono contagiate? Si tratta di una questione di fortuna o di una questione di genetica?-.
Zania Stamataki, docente e ricercatrice in immunologia virale presso l’Università di Birmingham, ha rilasciato un’intervista al Guardian che cerca di fare luce sulla questione.
In primo luogo, occorre ovviamente mettere in conto che una parte della popolazione non è venuta proprio a contatto col il virus. Non si sa di preciso di che percentuale si tratta, ma è scontato che il virus non possa essere entrato casa per casa.
Troviamo poi la categoria dei ”non sapevo di essere positivo”, ovvero tutte le persone che hanno avuto un rapporto asintomatico col virus o di entità talmente lieve che, una volta sconfitto dall’organismo, ha lasciato gli anticorpi prevenendo successive reinfezioni o malattie gravi, salvo poi fare i conti con le nuove varianti per i quali i vecchi anticorpi sembrano avere un effetto limitato.
In questi due anni si è potuto osservare come i giovani avessero una malattia generalmente più leggera. Complice sicuramente l’età e un fisico in perfetta forma, si è però sospettato che in passato possano aver contratto altre famiglie di coronavirus, sviluppando cellule T di memoria cross-reattive. Un vantaggio quindi che darebbe la possibilità al sistema immunitario di riconoscere e debellare il nuovo Covid. Questa caratteristica tuttavia non è stata rilevata nelle persone anziane.
Come noto il Covid-19 si interfaccia con le cellule Ace2.
Una differenza di quantità di queste cellule potrebbe dare una gravità diversa della malattia. È stato ipotizzato che tipi diversi o più rari di Ace2 potrebbero sbarrare o limitare la strada d’ingresso del Covid nelle cellule umane.
Al momento si tratta per lo più di riflessioni e ipotesi ma, i ricercatori approfondiranno gli studi che potrebbero portare a risultati utili per contrastare la pandemia.