In una società in cui regnano foto ultra modificate basate fondamentalmente sul ritocco di seno, lato b, labbra, naso e “peso”, cadere nella convinzione che quelli siano gli ideali di perfezione è molto semplice. Secondo Fairplay (organizzazione no-profit per la tutela dell’infanzia), il social Instagram poi non sembra essere tanto di aiuto, anzi promuoverebbe e trarrebbe profitto da contenuti che elogiano i disordini alimentari.
Instagram: le accuse di Fairplay
Il documento spiega in 21 pagine come l’algoritmo che regola il funzionamento di Instagram e che decide quali foto, post e video consigliare agli utenti tenda a creare delle vere e proprie “bolle”.
Nel rapporto si legge: «Questa bolla è innegabilmente dannosa. Gli algoritmi stanno profilando bambini e adolescenti per servire loro immagini, meme e video che incoraggiano diete restrittive e perdita di peso estrema».
«Rapporti come questo – ha poi affermato un portavoce di Meta – spesso fraintendono che rimuovere completamente i contenuti relativi ai viaggi delle persone con disturbi alimentari o che stanno provando a uscirne può esacerbare i momenti difficili e tagliare le persone fuori dalla comunità».
Fairplay ha stimato che Meta faccia 227,9 milioni di dollari ogni anno dagli utenti che cadono in questo vortice, anche se si tratta di stime piuttosto imprecise visto che la società non condivide informazioni sul guadagno degli utenti Instagram.