Il Disegno di Legge numero 2575 che contiene la normativa positiva italiana sulle valute virtuali è attualmente in Senato. L’obiettivo è quello di superare le incertezze dal punto di vista fiscale per via di mancanza di norme specifiche.
Le criptovalute oggi non sono regolamentate e non si capiscono ancora quali sono i limiti da non superare. Di fatto, l’inquadramento fiscale attuale tende ad assimilare le valute virtuali alle valute estere, portando a conseguenze fiscali.
Criptovalute e tasse: cosa prevede il nuovo disegno di legge
Il Disegno di Legge numero 2572 al comma 1 definisce la valuta virtuale e al comma 2 le inquadra fiscalmente.
Una criptovaluta viene definita “una forma di unità matematica”; l’unità matematica è definita “l’unità minima matematica crittografica, statica o dinamica, suscettibile di rappresentare diritti, con circolazione autonoma”.
Questa definizione è già presente nell’ordinamento italiano, ma ora l’obiettivo è non dare più spazio alle ambiguità. Fiscalmente parlando, le novità più importanti sono quelle dalla definizione del momento impositivo e non sarà il prelievo a preoccupare, bensì l’utilizzo delle criptovalute come mezzo di pagamento o la sua conversione in una valuta tradizionale (come euro, dollaro ecc.)
Il Disegno di Legge, inoltre, definisce anche gli obblighi relativi al monitoraggio fiscale e all’IVAFE, confermando le interpretazioni passate:
- ai fini del monitoraggio fiscale, sarà obbligatoria la compilazione del quadro RW in sede di dichiarazione annuale dei redditi, ma solo per le consistenze di valute virtuali superiori a 15.000 euro nel periodo di imposta;
- ai fini dell’IVAFE, le criptovalute non sconteranno l’imposta non essendo qualificati come prodotti finanziari.
È previsto, infine, anche l’obbligo di monitoraggio va adempiuto considerando il costo o il valore di acquisto della criptovaluta., per via delle continue oscillazioni.