Complici i lockdown, il PIL cinese a causa del Covid crolla con 343 milioni di persone bloccate nelle loro abitazioni o soggette a forte restrizione.
Covid: Stima PIL cinese più bassa degli ultimi 30 anni ma la situazione si aggrava ulteriormente
In Italia il 2022 doveva essere l’anno del rilancio, dopo 24 mesi di pandemia che hanno messo in ginocchio tutti i settori economici. Complici le inevitabili misure anticovid per arginare il fenomeno dei contagi in crescita, in particolare nella fase iniziale dove la malattia, più grave, ha sovraccaricato il sistema ospedaliero.
Una corsa al vaccino che ci ha permesso di superare il periodo più buio, nella speranza di una ripartenza anticipata, decapitata dalla nuova problematica guerra Ucraina, dalla necessità della diversificazione energetica con costi di produzione e materie prime ormai alle stelle.
Un’inflazione dilagante che quasi certamente culminerà con un tonfo finale che vedrà l’Italia in recessione tecnica nell’anno corrente.
In Cina la situazione è altrettanto allarmante con 343 milioni di persone sottoposte al lockdown o regime di forte restrizione. Le Città coinvolte dalla politica “zero contagi” del governo Cinese pesano per oltre l’80% della produzione del PIL annuale su una popolazione notevole di 1,4 miliardi di persone.
Il premier cinese Li Keqiang aveva annunciato nel terzo trimestre una previsione del 5% annuo per il 2022, la più bassa degli ultimi 30 anni. La situazione si sta rivelando più grave del previsto con un tonfo che taglia la stima di 0,8 punti percentuali attestandosi al 4,2%.
Le cause del ribasso sono direttamente imputabili alla nuova variante Omicron, contagiosissima, che sta creando preoccupazioni nel governo cinese, intendo a perseguire una rigorosa politica restrittiva.
Il conseguente shock sul tessuto produttivo generato dai lockdown, ha portato a ritardi logistici generali, alla sospensione della produzione e delle consegne con notevoli danni ai consumi e alle attività dei servizi di tutti i settori.