Il contesto è implicito per noi, ma non è intrinseco nell’elaborazione del linguaggio da parte di un computer. La scorsa settimana Google ha pubblicato una spiegazione dettagliata riguardo la nascita e lo sviluppo del suo assistente digitale, spiegando in che modo ha imparato a comprendere il contesto e la soluzione a cui è arrivato è sorprendentemente semplice. Se Google Assistant non capisce quel che dici, basterà riformulare la domanda integrando quella precedente, un po’ come talvolta facciamo anche tra esseri umani.
Il “come” alla base di tutto questo è affascinante perché ci sono molti modi diversi per assegnare un contesto a una nuova query.
In effetti, Google utilizza diversi metodi per farlo, raggruppati in tre categorie generali: domande e risposta basate sulla struttura grammaticale delle frasi, domande basate sulle domande comuni o popolari e domande dinamiche con campioni di persone come riferimento.I meccanismi differiscono, ma l’effetto è lo stesso. L’assistente fa tutto questo in pochi istanti. Google cerca anche di eliminare i falsi positivi per le nuove query che potrebbero sembrare domande di follow-up per alcuni di questi modelli ma in realtà sono completamente autonome. L’azienda ritiene che questo sistema funzioni perfettamente per la “maggior parte” delle query. Invece di cercare di ottimizzare ogni domanda come faresti con una query sui motori di ricerca, puoi pensare e parlare in modo più naturale quando cerchi maggiori informazioni. L’Assistente stesso aggiunge il contesto necessario per capire che la domanda è correlata a ciò che è già stato detto.