In soli 15 anni, gli Stati Uniti produrranno quantità illimitate di energia quasi gratuita e completamente verde. Non solo questo significherebbe la fine della dipendenza dell’umanità dai costosi combustibili fossili, ma sarebbe anche una panacea per il cambiamento climatico.
Sorprendentemente, questa non è una fantascienza. In realtà sta per diventare realtà se si vuole credere a una collaborazione tra MIT e Commonwealth Fusion Systems, una società privata.
I collaboratori hanno annunciato venerdì sulla rivista Nature di ritenere di essere sul punto di decifrare il codice della fusione nucleare e, secondo The Guardian, potrebbe essere commercialmente fattibile in soli 15 anni.
Finora, la fusione è stata un esperimento di laboratorio estremamente costoso che richiede più energia di quanta ne emetta. Tuttavia, i collaboratori credono di aver trovato un modo per invertire i conti. Il loro sistema, costruito su una nuova classe di superconduttori e piccoli magneti ultra potenti, consentirebbe, per la prima volta, una reazione di fusione che emette più energia di quanta ne assorbe.
La fusione nucleare è la fonte di energia definitiva perché, in teoria, è praticamente illimitata e non ha quasi alcun aspetto negativo. Non immette carbonio nell’atmosfera come la combustione di combustibili fossili e non genera scorie radioattive come la fissione nucleare, che è la tecnologia nelle attuali centrali.
Durante una reazione di fissione, gli atomi radioattivi, come l’uranio, vengono fatti a pezzi, producendo enormi quantità di energia oltre alle scorie nucleari.
La fusione, come suggerisce il nome, è l’esatto opposto della fissione. Invece di fare a pezzi gli atomi, vengono frantumati insieme, sprigionando elio e un’enorme quantità di energia.
Il problema con la fusione è sempre stato il calore. La fusione produce temperature più calde del centro del sole, quindi i materiali solidi si sciolgono, rovinando qualsiasi potenziale per una centrale elettrica.
La svolta dei collaboratori è avvenuta perché sono stati in grado di utilizzare un nuovo tipo di superconduttori per produrre magneti piccoli e potenti, un componente chiave dei reattori a fusione. I magneti creano un campo per mantenere la reazione di fusione in posizione senza che tocchi nulla di solido, risolvendo così il problema della fusione.
In passato, ci voleva molta energia per alimentare i magneti. I nuovi magneti creati dai collaboratori, invece, sono più piccoli e necessitano di meno energia. Ciò significa che, per la prima volta, il loro sistema produce più energia di quanta ne consumi.
Il piano del MIT e del Commonwealth Fusion Systems non è pura teoria: hanno raccolto 50 milioni di dollari dalla compagnia elettrica italiana Eni per costruire effettivamente un reattore. Il loro esperimento di fusione, chiamato Sparc, produrrà energia sufficiente per alimentare una piccola città.
“L’aspirazione è quella di avere una centrale elettrica funzionante in tempo per combattere il cambiamento climatico“, ha affermato Bob Mumgaard, CEO di Commonwealth Fusion Systems. “Pensiamo di avere la scienza, la velocità e la possibilità per mettere in rete l’energia da fusione senza emissioni di carbonio in 15 anni“.