I nati dopo gli anni ’80 non possono di certo sapere cosa si intende per segnale “Wow!”. Per questo motivo, iniziamo facendo un rapido ripasso. Nel lontano 15 agosto 1977 veniva registrato dall’uomo uno dei segnali radio più interessanti arrivati dal cosmo. Era una notte serena, quando il radiotelescopio Big Ear della Ohio State University (nonostante la sua durata di 1 minuto e 12 secondi) riuscì a captare l’impossibile. Di lì a poco nacquero un’infinità di ipotesi.
Le prime indicarono come fonte la costellazione del Sagittario ma non c’erano certezze sull’origine precisa. Dopo la sua individuazione venne scrutata la banda di frequenza elettromagnetica di 1420,4056 megahertz, prodotta dall’elemento idrogeno. Secondo Ehman “c’è una buona logica nel supporre che una civiltà intelligente all’interno della nostra galassia della Via Lattea desiderosa di attirare l’attenzione su di sé
potrebbe trasmettere un forte segnale beacon a banda stretta o vicino alla frequenza della linea neutra dell’idrogeno“.Da quel momento gli scienziati non hanno più smesso di cercare, tanto da arrivare ad invogliare le nazioni a lanciare una rete satellitare in tutto il mondo per dimostrare l’esistenza degli alieni. Jacob Haqq-Misra, del Blue Marble Space Institute of Science, a Seattle, chiede una “rete mondiale di rivelatori”. Egli ha dichiarato: “Se vuoi capire un particolare insieme di dati devi sapere qualcosa sullo strumento che ha raccolto i dati. Ciò di cui avresti bisogno è creare una rete di rilevatori in tutto il mondo. Idealmente, avresti sensori a terra e copertura satellitare”.
L’astronomo Alberto Caballero ha scoperto che, isolando una stella più o meno delle dimensioni del Sole, proprio da lì arrivava la fonte del segnale.