TIM ha stabilito un prezzo: circa 20 miliardi di euro compreso il debito sulla rete fissa per la creazione di una società nazionale unificata, secondo quanto ha dichiarato Reuters.
Il piano, delineato domenica in un accordo preliminare, punta a unire la rete fissa di TIM a quella della rivale a banda larga Open Fiber per creare una rete campione nazionale sotto il controllo statale.
Sotto pressione da anni nel suo mercato domestico ipercompetitivo, TIM sta cercando di raccogliere fondi e concentrarsi sulle altre operazioni.
Una delle fonti ha affermato che la valutazione di 20 miliardi di euro non include le sinergie che sarebbero create da una combinazione con Open Fiber, che è posseduta al 60% dall’istituto di credito statale CDP.
Una seconda fonte ha affermato che non era ancora stato deciso quanto debito sarebbe stato incluso in qualsiasi transazione. Al 31 marzo l’indebitamento netto di TIM era di 23 miliardi di euro. TIM ha rifiutato di commentare.
L’Italia desidera creare un unico campione di rete a banda larga per evitare la duplicazione degli investimenti in tutto il paese e per accelerare l’implementazione della fibra ottica nelle regioni remote del paese.
Ecco le società che faranno parte dell’accordo
CDP, che ha anche una partecipazione in TIM, dovrebbe detenere una quota del 70-77% della rete combinata a banda larga, ha riportato martedì il quotidiano Il Messaggero, rimettendo di fatto lo Stato a capo delle principali infrastrutture di telecomunicazioni del Paese.
Secondo Il Messaggero, i fondi infrastrutturali Macquarie (MQG.AX) e KKR (KKR.N) deterranno rispettivamente il 12-15% e il 10-13%, mentre Fastweb (SCMN.S) di Swisscom otterrà un 1 -1,5% di partecipazione.
L’accordo preliminare è stato siglato anche da Macquarie e KKR, che detengono partecipazioni di minoranza, rispettivamente, in Open Fiber e nel business delle reti dell’ultimo miglio di TIM.
Non vi è stato alcun commento da nessuna delle altre parti citate nella relazione. Le parti mirano a finalizzare un accordo vincolante entro la fine di ottobre.
Il titolo TIM è salito fino al 5%, sostenuto dai segnali di progresso nel rimodellamento del gruppo.