Vi siete mai chiesti cosa si nasconde dietro quel “bel” petto di pollo al forno con patate croccanti ed extra succulente? Ve lo diciamo noi. Ogni piccolo essere ingerito senza alcun problema in realtà nasconde una storia fatta di gabbie troppo strette, sovraffollamento, scarsa igiene e stress a livelli inimmaginabili. Tralasciando il fatto che secondo la scienza, ridurre la quantità di carne nei pasti può recare grandi benefici al uomo, non vogliamo dirvi di smettere di mangiarla. È bene però che voi conosciate la verità e le possibili soluzioni per porre fine al dolore negli allevamenti intensivi.
Un nuovo esperimento condotto all’interno di un allevamento di polli ha dimostrato che l’intelligenza artificiale sarebbe in grado di distinguere versi di sofferenza o richieste di aiuto formulate dagli animali da tutti gli altri rumori presenti nell’ambiente, con una precisione del 97%. Questi possiedono sensibilità, intelligenza, e sono molto socievoli, comunicando così il dolore tramite la loro voce.
Un team di ricercatori giapponesi ha realizzato uno strumento di “deep-learning” per riconoscere in maniera automatica le chiamate di aiuto emesse dai polli chiusi nelle gabbie. Tale tecnologia, che arriverà sul mercato fra qualche anno, potrebbe aumentare gli standard di benessere e di qualità della vita di polli, tacchini e maiali, specie altrettanto vocali.
Apprezziamo moltissimo l’intenzione di affievolire il dolore degli animali destinati a morte certa, ma ci teniamo a sottolineare che l’unico modo per porre fine ad una sofferenza tanto atroce è la chiusura definitiva di posti infernali come gli allevamenti intensivi.