Diversi mesi fa, quando si parlava della fine del mondo e dell’arrivo del blackout a causa della crisi energetica, nessuno dava peso alla questione. Eppure, giunti al 16 di settembre e al giorno 204 dall’inizio della guerra, la situazione sembra essere sempre più grave ora dopo ora. Dove andremo a finire? Quanto manca all’arrivo del blackout?
Crisi energetica: il pericolo è diffuso ed imminente
La siccità, lo scioglimento dei ghiacci e gli incendi estivi stanno contribuendo al cambiamento climatico e ad una serie di gravi conseguenze irreparabili. L’assenza di acqua in particolar modo è strettamente legata ai blackout di cui la società attuale è tanto preoccupata. La verità è che il pericolo è ampliamente diffuso in svariate problematiche ma come sempre ci si sofferma solamente su ciò che ci tocca più da vicino.
Come spiega la BBC, buona parte della nostra elettricità nasce come energia idroelettrica, da impianti che si servono dell’acqua per generare elettricità. Essendoci stata però una diminuzione del 20%, la situazione risulta essere più grave del solito. Basti pensare che noi ricaviamo 1/5 della nostra energia dall’idroelettrico, ma negli ultimi 12 mesi questa produzione è scesa di circa il 40%.
In generale, l’emissione di Co2 nell’atmosfera provoca l’aumento delle temperature, le quali asciugano più rapidamente i nostri fiumi e impediscono all’acqua di congelare in neve sulle nostre montagne. Il risultato? Non ci sono più ghiacciai, acqua, né tantomeno elettricità.
In particolar modo, i Paesi in Europa che dipendono molto dall’energia e che potrebbero rimanere presto al buio sono l’Italia, la Spagna, la Norvegia, la Francia. Eddie Rich, dell’Associazione internazionale per l’energia idroelettrica, ha spiegato alla BBC che “quest’inverno ci troveremo di fronte a un problema. E questo dovrebbe essere un campanello d’allarme per avere maggiori investimenti nelle infrastrutture per i prossimi anni”.