Ammettiamolo, il tonno in scatola (almeno che tu non sia vegetariano o vegano) è il salvavita di tutti per eccellenza. Quanta pasta dal sapore discreto siete riusciti ad impiattare grazie a questo? Moltissima, vi rispondiamo noi. Infatti basta veramente poco per nutrirsi spendendo il minimo (per l’esattezza qualche euro). Eppure anche gli evergreen sono destinati a tramontare, anzi, a finire tra i prodotti ritirati. Scopriamo le ragioni.
Il tonno in scatola può presentare delle controindicazioni. Il problema non è tanto il prodotto in sé, quanto la confezione che lo avvolge. Per poter creare le scatolette infatti è necessario il Bisfenolo A, nonché una sostanza chimica che viene utilizzata in associazione ad altre sostanze per la realizzazione di plastiche rigide o resine usate nelle pellicole e in rivestimenti per lattine o contenitori alimentari, appunto.
Già nel 2006 l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) cominciò ad analizzare la sostanza incriminata e tutti i suoi rischi. Alcuni esperti nel tempo hanno addirittura dichiarato che sia nocivo per la salute dell’uomo provocando diabete, obesità e cambiamenti a livello ormonale. Per le analisi sono stati presi in esame ben 6 marchi di tonno in scatola tra i più diffusi sul mercato. Cosa è emerso?
La percentuale di bisfenolo presente è sempre inferiore rispetto ai limiti di legge. Tuttavia il rischio è comunque alto (visto l’accumulo della sostanza), anche in carne, frutta, insaccati, panna e latte di cocco. In ogni caso non possiamo farci nulla, poiché si tratta di un prodotto purtroppo inevitabile, presente anche nelle stampanti, negli scontrini fiscali e perfino in alcuni apparecchi odontoiatrici.