Attualmente il telescopio spaziale James Webb è senza ombra di dubbio lo strumento per l’osservazione dei cieli più accurato che il genere umano ha a disposizione, talmente preciso da spingere alcuni ricercatori del MIT a lanciare un allarme che sa tanto di paradosso: il nuovo telescopio è talmente preciso da poter portare gli astronomi a conclusioni del tutto errate.
Quello che a prima vista sembra un paradosso senza senso nasce però da un concetto decisamente valido, mentre l’evoluzione della tecnologia alla base del telescopio corre e continua a correre, i modelli matematici usati per elaborare i dati ricevuti non vanno di pari passo, il rischio è di avere dati troppo precisi che i modelli non sono in grado di elaborare correttamente.
L’analisi spettrale il problema
Alla base del problema abbiamo l’analisi spettrale della luce emessa dagli esopianeti, oggetto principale delle osservazioni di JWST, nel dettaglio bisogna tenere conto che i fotoni emessi dall’atmosfera di questi pianeti, vengono filtrati da gas e polveri nello spazio, interagendo con gas e atomi che ne cambiano la nature in base a pressione e temperatura, conoscendo questi dati, i modelli matematici possono risalire alla composizione dell’esopianeta che ha emesso i fotoni utilizzando appunto i modelli matematici che però, se non opportunamente raffinati, possono portare a errori di calcolo su massa, temperatura e pressione anche di qualche ordine di grandezza.
“C’è una differenza scientificamente significativa tra la presenza di un composto come l’acqua al 5% rispetto al 25%, differenza che gli attuali modelli non sanno distinguere” ha dichiarato Julien de Wit, assistant professor presso il Department of Earth, Atmospheric, and Planetary Sciences del MIT.