Il telescopio spaziale James Webb è diventato uno strumento a dir poco magico nelle mani della NASA, talmente tanto che tutti hanno capito che le sue potenzialità ci consentiranno di gettare un occhio tutto nuovo nell’osservazione dell’universo, consentendoci di scoprire e studiare nuovi dati, immagini e foto.
Il telescopio nasce come strumento atto a lavorare in cooperativa con altri cugini, come quanto già accaduto con Hubble e Chandra, ciò non toglie che sia anche in grado di fornire dati impressionanti da solo, grazie ovviamente alla sua possibilità di vedere nell’infrarosso e quindi molto in profondità nello spazio, sebbene in questo momento non goda di molta salute a causa di un problema di MIRI che non può usare uno dei suoi occhi.
Disco protoplanetario
Come attestato da Mark McCaughrean (Senior Advisor for Science & Exploration di ESA), JWST è stato impegnato anche nell’osservazione del sistema proto-planetario Orion 294-606 (distante da Theta 1 Orionis C, una delle stelle più luminose della Nebulosa di Orione), il quale non costituisce “nuova scoperta” dal momento che era già stato osservato da Hubble in passato, Webb però grazie alla sua capacità di catturare gli infrarossi potrebbe dare una mano a conoscerne i segreti.
Tale sistema vede nel suo centro una stelle di circa un milione di anni di età circondata da un anello di gas e polveri che, nel tempo, porterà alla formazione di esopianeti, costruendo dunque un nuovo sistema solare, secondo le analisi il disco di polveri e gas ha un diametro di circa 300 AU, ottenuto grazie al filtro a banda stretta da 1,87 µm (F187N) che ha catturato il picco di emissione dell’idrogeno per avere una caratterizzazione più precisa della struttura.