Gli oggetti più affascinanti all’interno dell’universo osservabile sono senza dubbio alcuno i buchi neri, i corpi mostruosi ma allo stesso tempo interessanti infatti custodiscono dietro al loro orizzonte degli eventi i segreti del nostro universo, elemento che da sempre li rende i principali protagonisti di studi complessi a causa della difficoltà intrinseca nel capire dinamiche di oggetti così difficili da osservare.
Negli ultimi anni si sono fatti passi da gigante nello studio di questi corpi, basti pensare all’Event Horizon Telescope, che ha permesso di vedere il calco dell’orizzonte degli eventi di un buco nero composto dai gas caldi che ruotano a formare il disco di accrescimento, fenomeno che ci ha permesso di osservare Sagittarius A e M87.
Un segnale chiaro della presenza di questi corpi celesti è l’emissione da parte di questi ultimi di lampi di raggi gamma, delle vere e proprie esplosione luminose che si propagano in tutte le direzioni, emanando un’energia a dir poco enorme, circa 100 volte quella emessa dal Sole per tutta la sua durata di vita di 10 miliardi di anni, evento che può durare alcuni millisecondi o anche decine di minuti.
Il 9 Ottobre i telescopi Fermi, Swift e il satellite Wind hanno individuato un nuovo gamma ray burst, GRB 221009A, distante 1,9 miliardi di anni dalla Terra e irrimediabilmente connesso ad un buco nero.
L’evento particolarmente energetico e dunque facile da vedere ci ha messo 1,9 miliardi di anni ad arrivare e segna la morte di una stella che è collassata gravitazionalmente su se stessa dopo che le reazioni nucleari sono terminate portando alla formazione di un buco nero stellare, il gamma ray burst conseguente è durato all’incirca 10 ore e proviene dalla costellazione della Freccia.