Netflix: dopo il crollo la piattaforma risale grazie a Dahmer e Stranger Things

Alla piattaforma americana dello streaming è accaduto l’impensabile: qualche settimana fa Netflix si trovava con l’acqua alla gola per via dell’improvviso calo di abbonamenti. Grazie però all’arrivo di Dahmer e Stranger Things le azioni del gruppo sono balzate di oltre il 15%.

Netflix: le nuove serie tv e il boom inaspettato degli abbonati

Insomma, il colosso si è ritrovato di colpo ad avere 2,4 milioni di utenti a livello globale, superando anche le previsioni degli analisti. La situazione a inizio anno però era disastrosa: nei primi tre mesi il dato era calato di 200 mila unità e nel secondo trimestre addirittura di 970 mila. Dunque, tra più bassi che alti, la società ha chiuso il trimestre con oltre 223 milioni di abbonati: 100 mila negli Stati Uniti e in Canada, 570 mila in Europa, Medio Oriente e Africa, 310 mila in America Latina e 1,43 milioni nella regione Asia-Pacifico. L’obiettivo per la fine del 2022 è di arrivare a 4,5 milioni di abbonati nell’ultimo trimestre.

Dunque i ricavi di Netflix per il trimestre sono saliti del 5,9% a 7,926 miliardi di dollari rispetto ai 7,483 miliardi del 2021. Si parla di un aumento del 5% degli abbonamenti medi allo streaming a pagamento e di una crescita dell’1% dei ricavi medi per abbonamento. Per il quarto trimestre, Netflix prevede un fatturato di 7,776 miliardi di dollari e un utile di 0,36 dollari per azione.

Se a questi dati si aggiungono i nuovi aggiornamenti, la crescita della piattaforma è più che assicurata. Basti pensare che Netflix inserirà il piano “Base con pubblicità”, con interruzioni pubblicitarie di 4-5 minuti ogni ora, all’inizio e durante la visione di un contenuto. Gli spot dureranno tra i 15 e 30 secondi. Ma dove? In Australia, Brasile, Canada, Corea, Francia, Germania, Giappone, Italia, Messico, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti.

Articolo precedenteOceano Pacifico: ecco tra quanto tempo si prosciugherà
Articolo successivoVendite smartphone: cala la domanda a livello globale, ma Apple e Samsung resistono