Degli studiosi potrebbero aver appena scoperto un frammento della mappa stellare più antica del mondo.
Il segmento della mappa, che è stato trovato sotto il testo su un foglio di pergamena medievale, si pensa sia una copia del catalogo stellare perduto da tempo del II secolo a.C.
L’astronomo greco Ipparco, che fece il primo tentativo nel tracciare l’intero cielo notturno, è il creatore della mappa. Il frammento era nascosto sotto il Codex Climaci Rescriptus nel monastero di Santa Caterina nella penisola egiziana del Sinai.
Il codice è un palinsesto, il che significa che gli scritti originali sono stati raschiati dalla loro pergamena per far posto a una raccolta di testi aramaici cristiani palestinesi che raccontano storie dell’Antico e del Nuovo Testamento. I ricercatori pensavano che anche i primi testi cristiani fossero sepolti sotto le pagine, ma l’imaging multispettrale ha rivelato qualcosa di più sorprendente: numeri che indicano, in gradi, la lunghezza e la larghezza della costellazione della Corona Boreale
e le coordinate delle stelle situate ai suoi angoli più remoti. I ricercatori hanno pubblicato i loro risultati il 18 ottobre sul Journal for the History of Astronomy (si apre in una nuova scheda).“Ero molto eccitato fin dall’inizio“, ha detto a Nature il ricercatore capo dello studio Victor Gysembergh, uno storico presso il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (CNRS) a Parigi.
Storicamente indicato come il “padre dell’astronomia scientifica“, Ipparco (dal 190 a.C. al 120 a.C. circa) trascorse gran parte dei suoi ultimi anni a fare osservazioni astronomiche dall’isola di Rodi.
Non rimane molta documentazione della sua vita, ma i testi storici gli attribuiscono una serie di impressionanti progressi scientifici, come la ricostruzione accurata dei movimenti del Sole e della Luna, l’invenzione di una scala astornomica per misurare la distanz delle stelle e forse inventare l’astrolabio, un dispositivo portatile a forma di disco in grado di calcolare le posizioni precise dei corpi celesti.