La prima cosa da ricordare assolutamente è l’evento di Tonga del 15 gennaio 2002, quando l’Hunga Tonga – Hunga Haʻapai, un vulcano sottomarino nell’arcipelago tongano nell’Oceano Pacifico meridionale, è esploso in maniera decisamente violenta, causando un eruzione 500 volte più potente di una bomba atomica.
Una delle esplosioni più potenti mai osservate prima di quel momento, capace di inviare onde d’urto in tutto il mondo e di innescare degli tsunami incredibili, in grado a loro volta di causare delle problematiche molto gravi a migliaia di persone. In più, un’imponente colonna d’acqua e cenere è stata espulsa nell’atmosfera, ma fino a questo momento gli esperti non avevano ancora sperimentato un modo per misurarne l’altezza effettiva.
Solitamente, questo dato può essere calcolato andando a misurare la temperatura atmosferica registrata dai satelliti ad infrarossi e confrontandola con un profilo di temperatura verticale di riferimento. Ciò perché all’interno della troposfera, ossia il primo e più basso strato della nostra atmosfera, la temperatura va a diminuire con l’altezza.
Se l’eruzione è stata però così intensa da far attraversare al pennacchio lo strato successivo, ossia la stratosfera, questo metodo diventa di dubbia funzionalità, essendo che la temperatura comincia nuovamente ad aumentare più si va in alto, proprio a causa dello strato di ozono che va ad assorbire la radiazione ultravioletta del Sole.
Per cercare di risolvere questa problematica, gli scienziati hanno quindi testato una nuova metodologia che si basa su un fenomeno chiamato comunemente “effetto parallasse”. Eseguire questo metodo è facile e si può fare anche da casa: dovrete tenere il pollice sollevato davanti a voi e chiudere prima l’occhio destro poi il sinistro. Vedrete come il pollice sembrerà spostarsi sullo sfondo. Misurando questo apparente cambiamento di posizione e andandolo a combinare con la distanza nota dei due occhi, possiamo quindi calcolare la distanza del pollice.
E il vulcano Tonga? La sua posizione è monitorata da ben tre satelliti metereologici geostazionari; dunque i ricercatori sono stati capaci di applicare l’effetto di parallasse alle immagini aeree catturate. Infatti, durante la stessa eruzione, i satelliti sono riusciti a registrare delle immagini ogni 10 minuti, permettendo così di documentare i cambiamenti repentini nella traiettoria del pennacchio.
Sulla rivista Science sono stati pubblicati i risultati, i quali hanno dimostrato come il pennacchio sia riuscito a raggiungere un’altitudine di 57 chilometri nella sua massima estensione. Questo si tratta del dato più elevato mai registrato ed è segno palese della sua potenza.