La scoperta è stata effettuata dalla dott.ssa Cristina Airoldi ed il dott. Alessandro Palmioli (presso l’Università Bicocca di Milano), i quali insieme ad altri colleghi hanno analizzato le sostanze chimiche presenti nei fiori di luppolo. Ebbene, ciò che è emerso sono le capacità della pianta da cui deriva la birra nell’impedire l’aggregazione delle proteine beta amiloidi associate al morbo di Alzheimer.
Birra: i diversi benefici del luppolo
È risaputo che gli alimenti hanno delle funzionalità anche diverse da quelle “prestabilite”. Parlando di birra, questa oltre a berla la si può utilizzare per fare frittura di verdure e fiori di zucca soffici e leggeri. Basta aggiungerla all’impasto o addirittura sostituirla al latte. Altra utilità è quella di accompagnarla al normale shampoo spruzzandola sui capelli, i quali dovranno successivamente essere asciugati al sole. In questo modo otterranno dei riflessi brillanti e chiari.
Da non sottovalutare anche il suo utilizzo come detergente per i mobili in legno. Dunque serviti di un panno in microfibra, inumidiscilo di birra e passalo sulla superficie interessata. Infine usa la birra come lucidante per gioielli. Immergi anelli, collane o bracciali in una ciotola e poi strofina con un materiale soffice.
Ma soprattutto potrebbe essere la cura alla famosa patologia neurodegenerativa debilitante, nonché l’Alzheimer. Nello specifico, l’estratto “più performante” è stato ottenuto dal luppolo Tettnang, il quale si trova in molti tipi di lager e birre leggere. Basti pensare che quello contenente un alto livello di polifenoli si è dimostrato il più potente antibiotico ed inibitore dell’aggregazione, promuovendo inoltre processi che permettono al corpo di eliminare le proteine neurotossiche.
Questo non significa che consumare quantità di birra esagerate fino a perdere il senno sia la soluzione al morbo. Tuttavia i ricercatori confermano che i composti del luppolo potrebbero servire come base per i nutraceutici che lottano contro lo sviluppo del Morbo di Alzheimer.