Il controllo mentale è un argomento che trova parecchia diffusione nel mondo tecnologico. Infatti, è da tempo che si parla di come la tecnologia possa concretamente “entrare” nel cervello umano e padroneggiarlo completamente.
Una tecnologia del genere sarà possibile prima o poi? Da un punto di vista teorico è certamente fattibile, tuttavia bisogna deve delle importanti osservazioni per capire come e se sarà possibile uno sviluppo su tal fronte.
Dilemmi etici a parte, ci sono già state delle interfacce tecnologiche che hanno “incontrato” il cervello umano. Un esempio sono senza ombra di dubbio i dispositivi impiantati nel cervello dei pazienti che sono affetti da epilessia.
Questi servono essenzialmente per prevedere una possibile attività neurologica atipica che porta alle convulsioni. In alternativa, possiamo anche trovare dispositivi che sono in grado di indurre attività nelle regioni più importanti del cervello per trattare il morbo di Parkinson o la depressione
.Progressisticamente parlando, le cose stanno migliorando. Nonostante ciò, ci sono ancora troppi ostacoli da affrontare affinché tecnologie di questo tipo vengono prese in considerazione definitivamente nell’utilizzo quotidiano.
I motivi sono molteplici, ma il principale è che ogni cervello è una sorta di “macchina unica”; quindi, dei particolari schemi mentali di attività non sono per forza uguali in tutte le persone. E non solo, perché tradurre attività celebrali complesse è molto complicato, nonostante la creazione di dispositivi che riescono a leggere la mente dei pazienti che sono affetti da paralisi.
In conclusione, possiamo dire che la tecnologia accostata al rapporto computer-cervello è davvero sorprendente, più di quanto si crede. Tuttavia, non ci sono ancora le condizioni per utilizzarli in ambito di controllo al fine di prevenire malattie o disturbi.