Innanzitutto facciamo chiarezza sul termine. Cosa sono gli spazi liminali e perché dovrebbero spaventarci? Partiamo dall’analisi della parola. “Laminale” sta per “laminalità”, ovvero, secondo l’antropologia, quello stato di ambiguità o disorientamento che si prova durante uno stato di transizione tra una fase e l’altra della vita. Ma perché fa addirittura paura?
Spazi Laminali: da dove nasce questa paura
Secondo quanto letto nel web, trattasi del “tempo tra ‘ciò che era’ e il ‘successivo.’ È un luogo di transizione, attesa e non conoscenza. Lo spazio liminale è il posto in cui inizia e si conclude la trasformazione, se impariamo ad attendere e lasciamo che ci formi.”
Per farla breve e dirla quindi in altre parole, alcune immagini ci risultano familiari poiché rappresentano “scenari generici” della nostra vita. Ad esempio corridoi, sale d’attesa e strade aperte accompagnate da un pizzico di nostalgia, le quali ricordano ciò che è stato e che non può tornare. Non a caso gli spazi liminali spesso riprendono l’estetica degli anni ’80 e ’90.
Nell’ultimo periodo, due psicologi dell’Università di Cardiff in Galles hanno studiato il fenomeno degli spazi liminali scoprendo che ciò che proviamo è dipeso dall’Uncanny Valley, la stessa sensazione che si prova quando si osserva un robot o altri scenari.
I ricercatori dell’Università di Cardiff affermano che l’Uncanny Valley può essere osservato anche negli ambienti artificiali. A testare ciò è stato un esperimento che vede protagonisti degli studenti ai quali sono state fatte guardare 100 immagini molto simili, tutte con mancanza di caratteristiche, illuminazione, occlusione, ripetizione delle caratteristiche e dimensioni inusuali. Di fronte a ciò “le cavie” hanno provato un senso di inquietudine dovuto all’alternarsi di schemi familiari ed elementi sconosciuti, come l’illuminazione “spenta”, l’assenza di persone in un spazio pubblico e proporzioni irreali.