Tutto ebbe inizio nel lontano 1905 quando gli psicologi Alfred Binet e Théodore Simon decisero di analizzare svariati bambini per cercare chi tra di loro avesse più bisogno di un supporto scolastico. Per fare ciò però avevano bisogno di un qualcosa che lo dimostrasse, e così inventarono il test del QI.
Per QI. (quoziente d’intelligenza o intellettivo) si intende un punteggio che ha l’obiettivo di misurare o valutare l’intelligenza, ovvero lo sviluppo cognitivo dell’individuo. Detto questo, va anche sottolineato che mentre in passato tale numerazione andava crescendo di circa tre punti per decennio (Effetto Flynn), a partire dagli anni ’90 si è manifestato un calo non indifferente. Le cause? Tutto può dipendere da fattori ambientali, dalla scolarizzazione e dall’alimentazione (specialmente dopo la prima e la seconda guerra mondiale). A dimostrare il fatto ci sono i test nel Regno Unito con circa 2-6 punti in meno tra il 1980 e il 2008. Ma cosa sta succedendo?
Un ruolo molto importante lo deteneva l’allenamento, infatti prima gli studenti venivano istruiti proprio per “passare” queste prove, mentre oggi è passato in secondo piano. La spiegazione vede partecipe l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo questa si tratta principalmente dell’aumento dell’inquinamento “che può compromettere il cervello in via di sviluppo, il che è preoccupante perché questo danno può provocare danni alla funzione cognitiva per il resto della vita.”
Non risulterebbe strano, visto che già negli anni ’80 ci fu un calo del QI di circa quattro o cinque punti sempre per via dell’inquinamento di piombo presente nella benzina. La differenza è che oggi questo problema atmosferico può essere ridotto, e con benefici quasi immediati per la salute.