Nella primavera del 2018 l’AGCM sanzionò TIM, Vodafone e Fastweb per importi compresi tra i 4,4 e i 4,8 milioni di euro ciascuna. Successivamente i tre operatori presentarono appello al Tar del Lazio.
I tre sostenevano infatti di non aver messo in atto alcuna pratica promozionale illecita sulle connessioni in fibra. Dopo ben quattro anni il Tar ha respinto il ricorso, dovranno quindi pagare le multe. Scopriamo insieme tutti i dettagli.
Respinti i ricorsi dei tre operatori, che adesso sono costrette a saldare il conto con il passato. Il Garante della concorrenza e del mercato ravvisò che i messaggi promozionali su web, TV e affissioni enfatizzavano il raggiungimento delle massime prestazioni in termini di velocità e affidabilità della connessione, senza informare adeguatamente i consumatori sulle effettive caratteristiche della connessioni e dunque sulle limitazioni conseguenti, nonché le reali potenzialità del servizio in fibra offerto e i limiti geografici.
AGCM contestò l’utilizzo del termine generico “fibra” che serviva ad adombrare i dettagli sul collegamento alla rete. Inoltre nel pacchetto veniva offerta gratuitamente per un periodo di tempo limitato l’opzione tariffaria che dava diritto ad accedere a internet alla velocità pubblicizzata. Al termine del periodo promozionale, l’opzione andava pagata o disattivata.
Il Tar spiega nelle sentenze che l’AGCM era intervenuto correttamente “per reprimere una comunicazione commerciale che nella primissima fase si esternava in messaggi poco chiari e fuorvianti… Né potrebbe scriminare la circostanza che, in un secondo momento, il consumatore potesse ottenere le necessarie informazioni per una scelta consapevole, atteso che si farebbe in tal modo gravare sull’utente un onere non dovuto“. Da qui la conferma delle sanzioni.