Con il lancio di Android 12 l’anno scorso, Google ha introdotto un nuovo strumento per la privacy, apparso per la prima volta in Android 12 Beta 2, chiamato Private Compute Core.
Dopo ormai un anno, il colosso di Mountain View ha spiegato anche come funziona attraverso un post sul suo blog. Scopriamo insieme tutti i dettagli.
Private Compute Core è rimasto avvolto nel mistero, il che ha dato adito a una serie di speculazioni visto che Google non ne ha mai rivelato il funzionamento nel dettaglio, fino ad ora. Al Google I/O del 2021, la casa di Mountain View ha infatti svelato il Private Compute Core, descrivendolo come una partizione sicura per l’elaborazione dei dati utente sensibili sul dispositivo, simile a quelli utilizzati per le password e i dati biometrici.
Secondo le parole dell’azienda, il PCC è un ambiente di elaborazione dei dati sicuro e isolato all’interno del sistema operativo Android. Questo consente di decidere se, come e quando qualcosa è condiviso con gli altri, il che permette al PCC di abilitare funzionalità come Live Translate senza condividere i dati di rilevamento continuo con i fornitori di servizi, incluso Google.
Infine, PCC fa parte di Protected Computing, un insieme di tecnologie che trasforma come, quando e dove i dati vengono elaborati per garantirne tecnicamente la privacy e la sicurezza. Quindi Private Compute Core è uno “spazio” isolato sul nostro telefono che ci consente di utilizzare alcune funzioni di Android come Live Translate, Now Playing e Smart Reply senza che per questo dobbiamo condividere i dati sensibili con Google, o altri.