I giovani allievi si ritrovarono in un ambiente completamente nuovo, con l’obiettivo di imparare a comunicare, partendo dalla conoscenza che nessuno di loro era mai entrato in contatto con la cosiddetta lingua dei segni. L’unica comunicazione con i membri della propria famiglia si limitava appunto ad una serie di segni esplicativi, che permettessero di comprendere appieno le necessità del soggetto, ma nulla di più.
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In poco tempo, con la spinta dei bambini più piccoli, i giovani iniziarono a sviluppare a tutti gli effetti un metodo di comunicazione mai visto, unico nel loro genere, non supportato da alcuna regola grammaticale o di sintassi. E’ bene ricordare, infatti, che i suddetti bambini erano completamente orfani di alcuno studio, ma sono proprio i più piccoli ad essere maggiormente propensi alla creazione di un linguaggio a sè stante.
Lo stesso Shepard-Kegl, il co-direttore di NSL, il progetto che si è occupato di studiare in maniera approfondita il fenomeno del Nicaragua, sostiene che “invecchiando gli istinti di linguaggio diminuiscono notevolmente, per questo motivo sono stati i bambini a creare la grammatica, mentre i più grandi l’hanno solo copiata, mettendola in pratica”.
Un fenomeno che sicuramente ha fatto discutere e che richiederà ancora anni di studio per comprenderlo appieno.