biogas

Soltanto nel nostro Paese, dal 2008 ad oggi sono stati realizzati investimenti per 4,5 miliardi di euro nella filiera del biogas, un supporto che ha portato l’Italia ad essere leader in Europa con oltre 2.000 impianti di biogas attivi.

La prima regione italiana per la produzione di biogas è la Lombardia, dove si contano oltre 500 impianti, tra cui 451 legati al biogas agricolo che rappresentano un terzo di tutti quelli presenti a livello nazionale. Secondo i dati di Regione Lombardia, il primato locale spetta alla provincia di Cremona con 154 impianti di biogas agricolo, seguita dalla provincia di Brescia (86 impianti) e da quelle di Mantova e Lodi (59 impianti ciascuna).

Questi impianti offrono un compromesso ottimale tra sostenibilità economica e ambientale, inoltre rappresentano un vettore di sviluppo per i territori ad alta vocazione zootecnica.

D’altronde, soltanto in Lombardia la produzione del biogas agricolo ha generato ricavi per oltre 10,5 miliardi di euro negli ultimi 15 anni, con una produzione attuale di 330 MWe (Megawatt elettrico).

Come funziona un impianto a biogas

Quando si parla di biogas non sempre è chiaro come viene prodotto e quali sono le reali potenzialità di questa risorsa. In particolare, il funzionamento di un impianto di biogas prevede la digestione anaerobica da parte di appositi batteri metanigeni delle biomasse, ossia di liquami zootecnici, scarti del settore agroforestale, dai rifiuti solidi urbani e residui delle attività agroindustriali.

Questo processo permette di ottenere il biogas, composto soprattutto da metano e anidride carbonica con concentrazioni ridotte di idrogeno, ossido di carbonio, idrogeno solforato e azoto. Proseguendo nel processo di raffinazione si ottiene invece il biometano, un sottoprodotto del biogas che vanta un elevato grado di purezza.

Il biogas può essere utilizzato per la produzione di energia elettrica e termica, quindi sia per generare elettricità in modo sostenibile sia per produrre acqua calda sanitaria o riscaldare gli edifici. Il biometano, invece, è una risorsa particolarmente efficiente come combustibile per autotrazione a ridotto impatto ambientale, ma trova applicazione anche nell’ambito del riscaldamento domestico.

Secondo l’EBA (European Biogas Association), il biogas è fondamentale per la decarbonizzazione dell’economia europea, non richiede investimenti aggiuntivi per sostituire le infrastrutture energetiche esistenti e vanta un elevato potenziale di crescita. Inoltre, si tratta anche di una fonte energetica con un impatto ridotto sulle emissioni climalteranti, adatta per implementare soluzioni circolari secondo il principio “zero rifiuti”.

Le prospettive per il biogas e il biometano in Italia

L’attuale situazione geopolitica ha spinto il governo italiano ad aumentare gli investimenti nel biogas e nel biometano, per incentivare lo sviluppo e la diffusione dei gas rinnovabili a basse emissioni di carbonio. Ciò ha trovato applicazione nel cosiddetto decreto biometano, ovvero il decreto del 15 settembre 2022 in attuazione degli articoli 11 e 14 del D.Lgs. n. 199 dell’8 novembre 2021.

Nel dettaglio, si tratta di un sostegno alla produzione di biometano immesso della rete del gas naturale, attraverso investimenti per 1,7 miliardi di euro inseriti nel PNRR italiano (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Secondo i dati del CIC (Consorzio Italiano Compostatori), è di circa 130 milioni di metri cubi la quantità di biogas e biometano immesso in rete già oggi e ottenuto da Farsu (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano).

Mediante i nuovi investimenti pubblici si potrebbe arrivare a 1 miliardo di metri cubi di biogas e biometano prodotto dai rifiuti organici entro il 2030, sia attraverso la realizzazione di nuovi impianti di ultima generazione, sia tramite l’ammodernamento degli impianti già esistenti. Questo tipo di biogas e biometano permette di ottimizzare la raccolta differenziata, offrendo una soluzione circolare alle città per la gestione dei rifiuti solidi urbani.

A tutto ciò bisogna aggiungere il biogas e biometano provenienti dall’agricoltura, ovvero ottenuti con scarti delle attività agricole e zootecniche, che oggi rappresentano circa l’88% del totale della produzione italiana secondo il CIB (Consorzio Italiano Biogas).

In questo caso, le misure previste dal PNRR potrebbe spingere la produzione fino a 4 miliardi di metri cubi di biometano agricolo entro il 2026, arrivando fino a 6,5 miliardi di metri cubi entro il 2030, per un totale di quasi 8 miliardi di metri cubi di biometano e biogas prodotti a livello nazionale entro il 2030.

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