Avete presente i teschi di cristallo aztechi che verso la fine del 1800 si trovavano nei musei? Ecco, non sono mai esistiti. Eppure nessuno ha mai messo in dubbio la loro veridicità. Fino a quando, negli anni ’90 un’antropologa decise di smascherare la truffa durata secoli.
Truffa: parla l’antropologa Jane Walsh
Il suo nome è Jane Walsh, è un’antropologa del Museo Nazionale di Storia Naturale dello Smithsonian e verrà ricordata per sempre per aver distrutto la truffa archeologica più grossa di sempre. Quella che veniva definita come una rarità archeologica è in realtà semplice e pura finzione.
Walsh aveva già dei dubbi sul caso, ma la goccia che fece traboccare il vaso ci fu quando venne consegnato un teschio di cristallo azteco allo Smithsonian Institution da un donatore anonimo. “Era troppo grande, le proporzioni erano errate, i denti e le depressioni circolari sulle tempie non sembravano a posto, e nel complesso era troppo arrotondato e levigato”, spiega l’antropologa nel suo libro “The Man Who Invented Aztec Crystal Skulls: The Adventures of Eugène Boban”.
L’indagine rivelò che l’oggetto era “sicuramente un falso“, realizzato con strumenti moderni e tecniche di creazione di gioielli. A accompagnare i finti cimeli poi c’era il nome di Eugène Boban, lo stesso che nel 1886 tentò di vendere un teschio di cristallo fake al museo nazionale del Messico. Ovviamente questa non fu l’unica sua truffa, che per giunta gli permise (assieme alle altre) di raggiungere la reputazione di esperto di antichità messicane. Dopo le continue lotte, finalmente la teoria dei teschi di cristallo è stata messa a tacere.