Un nuovo laser finanziato dalla NASA potrebbe aiutare gli scienziati a trovare forme di vita aliena nello spazio. I ricercatori hanno costruito il nuovo laser anche per identificare materiali presenti su altri pianeti.
Il team di scienziati che si sta occupando di questo progetto ha anche dovuto rimpicciolire il laser in modo che potesse essere abbastanza piccolo e leggero da essere trasportato a bordo di veicoli spaziali con risorse limitate. Per fare ciò, hanno ridotto un sistema originariamente costruito per uso commerciale e che può essere trovato nei laboratori di tutto il mondo. Nel corso degli ultimi otto anni gli scienziati hanno costruito una versione che potrebbe presto fare il suo debutto nello spazio.
Il dispositivo laser ottenuto pesa davvero poco ed è una combinazione di due strumenti che possono essere utilizzati per studiare altri pianeti. Uno è un laser ultravioletto che può prelevare piccole quantità di materiale da un campione. L’altro è un analizzatore noto come “Orbitrap” che può studiare la composizione chimica di un materiale. “L’Orbitrap è stato originariamente costruito per uso commerciale”, spiega Ricardo Arevalo, professore associato di geologia presso l’Università del Maryland.
“Li puoi trovare nei laboratori delle industrie farmaceutiche, mediche e proteomiche. Quello nel mio laboratorio pesa poco meno di 400 libbre, quindi sono abbastanza grandi. Ci sono voluti otto anni per realizzare un prototipo che potesse essere utilizzato in modo efficiente nello spazio. Significativamente più piccolo e meno dispendioso in termini di risorse, ma comunque fa la sua figura tra le tecnologie all’avanguardia”.
NASA: dispositivo laser in grado di analizzare meglio e ovunque i materiali per rilevare tracce di vita aliena
La versione rimpicciolita dovrebbe essere abbastanza piccola da essere immagazzinata in una navicella. Consuma poca energia in modo da non aver bisogno di batterie dispendiose da un punto di vista energetico. Questo dispositivo laser rappresenta anche un modo meno intrusivo di analizzare materiali, in modo che i campioni abbiano meno probabilità di essere contaminati. “La cosa buona di una sorgente laser è che tutto ciò che può essere ionizzato può essere analizzato. Se spariamo il nostro raggio laser su un campione di ghiaccio, dovremmo essere in grado di caratterizzare la composizione del ghiaccio e vederne le firme biologiche”, spiega il professor Arevalo.
“Questo strumento ha una risoluzione e una precisione di massa così elevate che qualsiasi struttura molecolare o chimica in un campione diventa molto più identificabile“. Gli scienziati della NASA sperano anche che l’uso del nuovo sistema consentirà loro di trovare composti più grandi e complessi che possono essere un segno definitivo di vita aliena. I sistemi esistenti sono stati in grado di rilevare composti più piccoli, come gli amminoacidi, ma quelli sono più ambigui come prova della vita su altri mondi.
“Gli amminoacidi possono essere prodotti abioticamente, il che significa che non sono necessariamente una prova della presenza di forme di vita. I meteoriti, molti dei quali sono pieni zeppi di aminoacidi, possono schiantarsi sulla superficie di un pianeta e rilasciare sostanze organiche abiotiche sulla superficie”, prosegue il professor Arevalo. “Ora sappiamo che è più probabile che molecole più grandi e complesse, come le proteine, siano state create o associate a sistemi viventi. Il sistema laser ci consente di studiare sostanze organiche più grandi e complesse che possono riflettere tracce biologiche di maggiore entità».