Il Bureau of Industry and Security (BIS) del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha implementato controlli più completi sulla fabbricazione di semiconduttori. Nel corso dell’ottobre 2022, l’amministrazione Biden ha ampliato i propri controlli sull’esportazione di semiconduttori, supercomputer e relativi input e apparecchiature che provengono dalla Cina.
Anche la vendita di tecnologie correlate e le attività dei cittadini statunitensi che lavorano in questi settori sono soggette a requisiti di licenza. Queste misure ampliano notevolmente la capacità della BRI di ridurre il trasferimento per uso finale in Cina.
I mercati hanno risposto allo stesso modo, con miliardi di dollari cancellati dalle azioni nei circuiti integrati (IC) e nelle apparecchiature per la fabbricazione di WFE, un segmento dominato da società statunitensi come Applied Materials, KLA e Lam Research.
Una situazione che deve risolversi il prima possibile
La BRI si è affrettata a chiarire varie ambiguità legali ed è sempre più chiaro che le fabbriche che producono tecnologie meno sofisticate, i “nodi legacy“, sono relativamente inalterate. Anche aziende statunitensi, coreane e taiwanesi con impianti di produzione di chip in Cina hanno ottenuto licenze temporanee per utilizzare le tecnologie statunitensi.
Ma la tregua potrebbe essere temporanea. A metà novembre, il segretario al Commercio degli Stati Uniti, Gina Raimondo ha inviato il suo sottosegretario nei Paesi Bassi e in Giappone per sollecitarli a intraprendere ulteriori azioni. Non è noto se questi paesi accetteranno le richieste degli Stati Uniti.
È difficile accertare cosa possa chiedere di più l’amministrazione Biden ai suoi alleati. I loro elenchi a duplice uso includono già apparecchiature litografiche pertinenti. I controlli sulle esportazioni sono già soggetti agli impegni del trattato ea uno stretto coordinamento tra gli Stati Uniti, il Giappone e gli Stati membri dell’Unione europea.