La capacità di trattenere il respiro sott’acqua è un’abilità sorprendente che alcuni esseri umani sono in grado di sviluppare e migliorare. Basti pensare che alcuni nuotatori di apnea sono in grado di resistere per periodi di tempo molto lunghi. Ora però ci chiediamo: quale è il tempo massimo per un essere umano?
Apnea: gli esseri viventi più resistenti sotto l’acqua
Il record mondiale per la durata di una singola immersione in apnea appartiene a Budimir Šobat, un sub croato che ha trattenuto il respiro sott’acqua per ben 24 minuti e 37 secondi. Tuttavia, questo tempo è stato ottenuto dopo aver respirato ossigeno puro, il che ha aumentato la sua capacità polmonare e ha contribuito ad allungare il tempo di apnea.
Esiste tuttavia un popolo etnico, i Bajau, che per più di mille anni ha sviluppato questa abilità. Si tratta di una comunità di pescatori del Sud Est Asiatico in grado di raggiungere profondità fino a 60 metri, utilizzando semplicemente le loro abilità polmonari e il loro equilibrio. In media, i Bajau sono in grado di trattenere il respiro per 13 minuti, il doppio del tempo di un sub esperto di apnea. Ma come fanno?
Una ricerca condotta nel 2018 ha scoperto una mutazione del DNA che sembra essere correlata alla loro capacità di immersione. La mutazione interessa la milza, un organo che immagazzina e filtra il sangue, rimuovendo eventuali globuli rossi danneggiati. I Bajau infatti hanno una milza ingrossata fino al 50%, il che fornisce loro un serbatoio maggiore di globuli rossi ossigenati.
Ma come ben sappiamo gli esseri umani non sono gli unici animali capaci di trattenere il respiro sott’acqua per lunghi periodi di tempo, poiché esistono alcune specie di mammiferi marini come lo zifio (unica specie del genere Ziphius), un cetaceo che vive in profondità nell’oceano, e in grado di restare sott’acqua per ben 222 minuti. In questo caso è merito del battito cardiaco dello zifio, il quale durante l’immersione diminuisce drasticamente, permettendo al suo corpo di utilizzare meno ossigeno. Inoltre, i suoi polmoni si collassano, impedendo all’aria di fuoriuscire, il che significa che l’ossigeno viene immagazzinato e utilizzato quando necessario.