Dopo aver visto risultati promettenti nell’Europa orientale, Google avvierà una nuova campagna in Germania che mira a rendere le persone più coscienti della disinformazione online.
Il gigante della tecnologia prevede di pubblicare una serie di brevi video che evidenziano le tecniche comuni e le affermazioni fuorvianti. I video appariranno come pubblicità su piattaforme come Facebook, YouTube o TikTok in Germania. Anche in India è in corso una campagna simile.
È un approccio chiamato prebunking, che implica insegnare alle persone come individuare false affermazioni prima che le incontrino. La strategia sta guadagnando sostegno tra ricercatori e aziende tecnologiche.
“Utilizzare gli annunci come veicolo per contrastare una tecnica di disinformazione è piuttosto nuovo. E siamo entusiasti dei risultati” ha affermato Beth Goldberg, responsabile della ricerca e sviluppo di Jigsaw, una divisione incubatore di Google che studia le sfide sociali emergenti.
Una soluzione efficace
Sebbene ci siano ancora molte persone che credono nelle teorie del complotto, la velocità e la portata di Internet hanno conferito loro un potere smisurato. Se catalizzate da algoritmi, molti di questi fenomeni possono scoraggiare le persone dall’ottenere vaccini, diffondere propaganda autoritaria, fomentare sfiducia nelle istituzioni democratiche e stimolare la violenza.
È una sfida con poche facili soluzioni. I fact check giornalistici sono efficaci, ma sono laboriosi, non vengono letti da tutti e non convinceranno coloro che già diffidano del giornalismo tradizionale. La moderazione dei contenuti da parte delle aziende tecnologiche è un’altra risposta, ma spinge solo la disinformazione altrove, provocando grida di censura e pregiudizi.
I video di prebunking, al contrario, sono relativamente economici e facili da produrre e possono essere visti da milioni di persone se inseriti su piattaforme popolari. Evitano anche del tutto la sfida politica concentrandosi non sui temi delle false affermazioni, che spesso sono parafulmini culturali, ma sulle tecniche che rendono la disinformazione virale così contagiosa.