Il mondo digitale è in costante evoluzione, ma purtroppo anche i rischi associati ad esso. L’ultimo episodio riguarda l’Italia e una serie di attacchi DDoS, messi in atto da un gruppo di hacker che si fa identificare come “NoName 057”. Il loro obiettivo è di mettere “fuori uso” i portali di importanti aziende e istituzioni, tra cui TIM, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Ministero dell’Interno, Ministero della Difesa, Carabinieri, BPER e A2A.
Attacchi DDoS: la motivazione dietro l’attacco hacker
Gli attacchi DDoS, ovvero Distributed Denial of Service, sono un tipo di attacco informatico che prevede l’utilizzo di una serie di computer “zombie” per inviare contemporaneamente una grande quantità di richieste verso un determinato sito web, in modo da intasare i server e renderlo inaccessibile agli utenti.
La rivendicazione degli attacchi è stata fatta dal gruppo di hacker filorusso come risposta alle operazioni effettuate dall’Italia in sostegno all’Ucraina. Non a caso gli attacchi sarebbero iniziati il 21 febbraio 2023 e, nonostante si tratti di un tipo di colpo molto pericoloso, per il momento i sistemi di sicurezza sembrano reggere (anche se si registrano alcune difficoltà di login).
Questi attacchi hanno il potenziale di causare seri danni alle attività online, mettendo a rischio dati e informazioni personali degli utenti, nonché l’integrità dei sistemi informatici e delle infrastrutture. Per questo motivo, è fondamentale che le aziende e le istituzioni investano in sistemi di sicurezza adeguati e che gli utenti stessi adottino comportamenti sicuri online, evitando di fornire dati personali a siti web non affidabili o di aprire allegati sospetti. È anche importante che aziende e istituzioni investano nella formazione del personale e nella diffusione di una cultura della sicurezza informatica, per prevenire e gestire situazioni di emergenza e proteggere i propri sistemi e i dati sensibili degli utenti.