Un team di fisici afferma di aver estratto l’energia dal vuoto. Il lavoro si basa su precedenti ricerche del fisico teorico della Tohoku University Masahiro Hotta, che nel 2008 sosteneva di aver trovato un modo per produrre energia negativa.
In termini semplici, invece di estrarre qualcosa dal nulla, l’energia è stata “presa in prestito” da qualche altra parte, sfruttando l’idea dell’entanglement quantistico, il fatto che due particelle subatomiche possono cambiare il loro stato in linea con l’altra, anche quando le due sono separati da una distanza elevata.
La ricerca si è rivelata controversa. Dopotutto, “non puoi estrarre energia direttamente dal vuoto perché non c’è niente da dare“, come ha detto a Quanta il fisico teorico dell’Università della British Columbia, William Unruh.
Ma ora, oltre un decennio dopo, gli ex studenti di Hotta stanno riprendendo da dove si era interrotto il fisico teorico, lavorando su nuovi modi per estrarre energia dal vuoto, creando effettivamente energia negativa o almeno, questa è l’implicazione.
Come dettagliato in una prestampa pubblicata all’inizio di quest’anno, l’ex studente di Hotta e ricercatore di calcolo quantistico presso la Stony Brook University
Kazuki Ikeda e il suo team hanno utilizzato la piattaforma di calcolo quantistico di IBM per verificare che nel suo esperimento fosse in grado di far scendere un vuoto quantistico allo status definito “punto zero”.Il lavoro arriva meno di un anno dopo che Eduardo Martín-Martínez, un fisico teorico dell’Università di Waterloo, e i suoi colleghi hanno affermato di essere stati in grado di estrarre energia dal vuoto e rilasciarla altrove all’interno di un sistema quantistico.
Come ha detto Hotta a Quanta, tuttavia, non è del tutto soddisfatto di questi risultati, e sostiene che si trattava semplicemente di simulazioni quantistiche, in cui gli stati fondamentali dei sistemi erano preprogrammati e differivano dai campi quantistici naturali che troviamo in tutto l’universo.
Gli esperti, tuttavia, sostengono che potrebbero esserci alcuni vantaggi tangibili nell’essere in grado di teletrasportare in modo affidabile l’energia attraverso lo spazio. Ad esempio, potremmo rendere i computer quantistici più stabili e, in generale, approfondire la nostra comprensione del ruolo che l’energia gioca nel mondo quantistico.