Le sonde Voyager della NASA sono diventate leggenda. Lanciate negli anni ’70, queste due straordinarie macchine costruite dall’uomo sono state in grado di superare ogni aspettativa. Hanno sorvolato i giganti gassosi del sistema solare, studiato i loro anelli e l’atmosfera delle loro lune, fornendo una quantità di dati inestimabile alla scienza.
La cosa più assurda di tutte è che, ancora oggi, le sonde Voyager continuano a funzionare con l’obiettivo di uscire dal sistema solare e penetrare nello spazio interstellare. Si tratta dei primi veicoli costruiti dall’uomo a fare una cosa simile.
Ora, gli scienziati dell’Applied Physics Laboratory (APL) della Johns Hopkins University, gli stessi che hanno progettato le sonde Voyager, sono pronti a replicare il successo delle loro “sorelle maggiori” con una nuova missione interstellare. Il progetto, chiamato Interstellar Probe, è previsto per il 2030.
Gli esperti dell’APL affermano che la nuova sonda sarà in grado di durare almeno un secolo. Essa avrà lo scopo di esplorare uno o più dei 130 pianeti nani conosciuti nelle zone più esterne del sistema solare
. Il progetto è molto ambizioso, ma il suo obiettivo lo è ancora di più: la sonda interstellare dovrebbe infatti esplorare lo spazio interstellare locale, dove l’umanità non è mai stata prima.Il viaggio della sonda sarà lungo e difficile, ma gli esperti dell’APL sono ottimisti. La sonda dovrebbe viaggiare al doppio della velocità delle sonde Voyager, percorrendo 375 unità astronomiche in soli 50 anni. Questo è un risultato grandioso, ma ancora non abbastanza per raggiungere il sistema stellare più vicino, Proxima Centaury, che dista 268.000 unità astronomiche.
La missione Interstellar Probe sarà capace di inviare dati e immagini che ci aiuteranno a comprendere meglio i confini del nostro sistema solare e le caratteristiche dello spazio interstellare. Sarà inoltre in grado di fornirci informazioni sulle condizioni del cosmo in cui viviamo e sulle potenziali minacce a cui siamo esposti.