Le deliberazioni sulla formulazione del rapporto IPCC delle Nazioni Unite, che fornisce ai responsabili politici valutazioni scientifiche periodiche sul cambiamento climatico, richiedono tempo e l’intero progetto è un processo scrupoloso.
La scienza deve essere corretta e le azioni consigliate devono essere raggiungibili ed eque per tutti, in particolare per coloro che sono stati maggiormente colpiti dal cambiamento climatico.
Secondo ENB, le parole del rapporto IPCC sono state decise da 195 governi di tutto il mondo, con dibattiti che vanno dall’Arabia Saudita che respinge il suggerimento della Finlandia di affermare che la causa principale del cambiamento climatico sono i combustibili fossili, alla Norvegia che sostiene la mossa sulla riduzione delle emissioni , alla Cina che cerca di eliminare la scoperta fondamentale: che l’inquinamento da carbonio deve diminuire di due terzi in 12 anni per mantenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi.
Una questione che non viene presa sul serio da tutti
Nonostante le pressioni dei delegati e di Hoesung Lee, il presidente dell’IPCC, le deliberazioni sono andate in profondità in ogni dettaglio. Sono stati discussi paragrafi, didascalie, cifre e note a piè di pagina, con conseguenti orari particolarmente impegnativi per le delegazioni più piccole.
Invece di concludersi di venerdì come previsto, la stesura del rapporto è proseguita nel fine settimana, nonostante molti dei delegati avevano già programmato di tornare nei loro paesi d’origine. Con la diminuzione del numero dei partecipanti, in particolare quelli che rappresentano i paesi in via di sviluppo, sono aumentate le preoccupazioni relative alla rappresentanza.
L’Arabia Saudita ha chiesto di eliminare il riferimento “negativo” alla questione dei combustibili fossili. Nel frattempo Danimarca e Cile hanno obiettato, sottolineando che la situazione è troppo grave. Gli Stati Uniti sono intervenuti per suggerire che “la mitigazione e l’adattamento accelerati ridurranno i rischi per gli esseri umani“.