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Usare il grafene per rimuovere l’oro in eccesso dagli scarti elettronici

I componenti elettronici scartati possono essere una miniera d’oro. I ricercatori hanno sviluppato un nuovo modo efficiente per utilizzare il grafene per recuperare l’oro dai rifiuti elettronici, senza bisogno di altre sostanze chimiche o energia.

Al di là dei suoi usi superficiali in gioielleria, l’oro è apprezzato per l’uso in componenti elettronici grazie alla sua elevata conduttività elettrica e facilità di lavorazione. Ma rimuovere questi scarti è un processo spesso laborioso, inefficiente e che richiede sostanze chimiche o calore elevato.

Ma sembra che i ricercatori dell’Università di Manchester, della Tsinghua University e dell’Accademia cinese delle scienze abbiano sviluppato un metodo molto più semplice per recuperare l’oro dai rifiuti elettronici. Basta un po’ di grafene.

Il grafene è eccezionale

Prima i rifiuti elettronici vengono macinati, quindi dissolti in una soluzione. Viene aggiunta una membrana fatta di ossido di grafene ridotto e in pochi minuti l’oro puro inizia ad accumularsi sulla superficie della membrana. È sufficiente solo 1 grammo di grafene

per estrarre quasi il doppio di quella quantità di oro, attirando oltre il 95% dell’oro in un dato campione anche a concentrazioni di una parte per miliardo. È importante sottolineare che non attira altri metalli nella miscela di rifiuti elettronici, e successivamente la membrana di grafene può essere bruciata, lasciando dietro di sé l’oro puro.

“Questa apparente magia è essenzialmente un semplice processo elettrochimico“, ha affermato il dottor Yang Su, autore principale dello studio. “Le interazioni uniche tra grafene e ioni d’oro guidano il processo e producono anche una selettività eccezionale. Solo l’oro viene estratto senza altri ioni o sali.”

Il team afferma che la tecnica potrebbe aiutare a ridurre la quantità di oro che va sprecato, oltre a ridurre il crescente problema ambientale dei rifiuti elettronici. Altri scienziati hanno affrontato il problema utilizzando solventi costituiti in gran parte da aceto o altri acidi delicati, o progettando circuiti stampati che si sfaldano quando vengono immersi in acqua calda.

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Pubblicato da
Simone Paciocco