L’inquinamento dell’aria indoor è un tema spesso trascurato, ma può essere più nocivo e pericoloso rispetto a quello outdoor, soprattutto in ambito domestico. Laura Ampollini, ingegnere ambientale ed esperta di qualità dell’aria, sottolinea come l’aria all’interno degli edifici sia più inquinata a causa delle sostanze nocive rilasciate dall’arredamento, dalle vernici e dagli oggetti di uso quotidiano.
Inquinamento: un tema fin troppo sottovalutato
Trascorriamo gran parte del nostro tempo all’interno di case e uffici, dove le concentrazioni di composti organici volatili e polveri sottili possono essere fino a 10 volte maggiori rispetto all’esterno. Ad esempio, durante la preparazione di una cena, le concentrazioni di polveri sottili possono raggiungere livelli simili a quelli di città estremamente inquinate come Nuova Delhi.
Le fonti di inquinamento indoor includono arredamento, prodotti per l’igiene, fumo, gas metano, pollini, muffa, incensi e candele. Durante la cottura, anche un semplice tostapane può produrre particelle sottili di diametro inferiore a 10 nm che raggiungono concentrazioni di 250 microgrammi al metro cubo, ben oltre il limite normativo annuale di 25 microgrammi.
I mobili possono rilasciare formaldeide, quindi è consigliabile scegliere mobili certificati E1 o Carb2 per ridurre le emissioni nocive. Nei contesti lavorativi, le stampanti rappresentano una fonte primaria di polveri sottili, spesso concentrate in stanze dedicate.
Per migliorare la qualità dell’aria indoor, è importante arieggiare regolarmente gli ambienti o utilizzare purificatori d’aria, i quali hanno dimostrato di contribuire a un migliore stato di salute fisico-mentale, ridurre le malattie e aumentare la produttività. Nonostante l’importanza dell’argomento, l’Italia tende a concentrarsi sull’inquinamento outdoor, trascurando lo studio dell’aria all’interno degli edifici.