Già dal 1938, prima che la Repubblica Italiana nascesse, fu introdotta una tassa che somigliava lontanamente all’odierno canone Rai. Questa serviva a portare finanziamenti alle trasmissioni radio e a quelle video, molto poche, che all’epoca fornivano informazioni agli italiani. Sono poi state apportate tantissime modifiche che hanno condotto ai giorni attuali, dove il pagamento del canone Rai risulta obbligatorio. Tutto ciò almeno per coloro che in casa hanno un apparecchio televisivo, così come all’interno delle attività.
L’imposta va versata con cadenza annuale ed è chiaramente dovuta una sola volta all’anno per ogni famiglia, la quale viene definita anagrafica, ovvero “l’insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, unione civile, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune“. La legge che comportò grande clamore e soprattutto un’arrabbiatura spiccata tra gli italiani fu quella del 2016. Allora il Governo Renzi scelse di vincolare il pagamento del canone Rai alla bolletta dell’elettricità.
Canone Rai addio, in ballo una bozza pronta all’arrivo al Senato
La decisione di incorporare il canone Rai all’interno della bolletta dell’elettricità ancora oggi fa arrabbiare la popolazione. La discussione risulta quanto mai accesa, con una nuova proposta avanzata da Matteo Salvini che prevedrebbe la revisione della tassa o addirittura l’abolizione.
La strada della modifica sembra essere però quella più percorribile, con il canone Rai che passerebbe da 90€ a 72€. Questo comporterebbe dunque una delusione per gli utenti, anche se si spera ancora nelle parole del leader della Lega Salvini, il quale sembra intenzionato a cancellare il canone.