Tutt’altro che unica sembra essere la direzione in cui vanno i pensieri e le idee in merito all’aumento delle facoltà dell’intelligenza artificiale. Dopo aver visto alcune dimostrazioni durante gli scorsi anni e il lancio di servizi in grado di proporre all’area consumer un assaggio del mondo AI, le prime perplessità sembrerebbero essere giunte sotto gli occhi di tutti.
L’impatto dell’intelligenza artificiale, soprattutto dopo lo sbarco sul web di ChatGPT, potrebbe avere risvolti diversi in base agli ambiti che andrà a toccare. Attualmente la discussione verte soprattutto su quali saranno gli effetti che proprio tale risorsa potrebbe avere sui ruoli di lavoro, sui metodi, sull’integrazione tra uomo e robot e sull’occupazione in generale.
Lo scorso anno si è chiuso con alcune considerazioni della Casa Bianca e dell’Unione Europea con la sua Commissione: sullo sfondo l’impatto AI.
A tal proposito sono nati alcuni suggerimenti in merito alle questioni più urgenti che riguardano proprio l’introduzione di questa nuova frontiera. In primo luogo, come i rapporti ufficiali stilati in congiunta da USA e UE raccontano, sarebbe utile investire sui lavoratori e sulla loro formazione, così come sui servizi. Anche la transizione meriterebbe molta più attenzione, in modo che i lavori più interessanti dall’impatto dell’intelligenza artificiale possano avere qualche sbocco in più per non essere soppiantati.
Un altro aspetto fondamentale sarebbe quello di portare ogni ambiente lavorativo a sviluppare e adottare l’intelligenza artificiale in modo da farla diventare uno strumento in più. Il tutto creando una nuova occupazione che sia qualificata su ambiti al momento non esistenti in quella determinata azienda. Perché dunque non progettare un’area dedicata all’intelligenza artificiale con la quale generare nuovi introiti?
Le previsioni risultano disarmanti: stando a quanto comunicato da Pwc, oggi i posti di lavoro nel mondo messi a rischio dalla crescita dell’intelligenza artificiale equivalgono al 3%. Il problema è il futuro prossimo, visto che entro il 2030
si potrebbe arrivare al 20%.Nasce proprio da questa probabile e prevedibile problematica la necessità di provvedere al più presto per creare occupazione contestualmente all’impatto del mondo AI. Un esempio potrebbe portare all’integrazione perfetta tra macchine e esseri umani al fine di organizzare le aziende in maniera decisamente più efficiente. Armonizzare le mansioni svolte dai dipendenti, collaboratori e chiunque componga quel determinato ambiente di lavoro potrebbe portare ad un aumento del personale per svolgere i compiti che magari prima erano destinati ad un numero inferiore di dipendenti.
Un altro grande aiuto che l’intelligenza artificiale potrebbe fornire è quello di ridurre sensibilmente i costi della transizione tecnologica in favore di migliaia di dipendenti all’interno delle fabbriche. Lo stesso principio vale per coloro che operano negli impianti di vario genere, dove tali operazioni sono state rallentate per più motivazioni.
La redazione di TecnoAndroid.it, testata giornalistica registrata presso il tribunale di Roma, è stata minuziosamente coordinata in merito all’avvento delle forme più avanzate di intelligenza artificiale. Gli articolisti e giornalisti presenti in azienda hanno potuto godere di una formazione specifica da parte del CEO e dei vertici in merito all’utilizzo del assistente ChatGPT, ma solo ed esclusivamente per determinate funzioni utili al miglioramento della produzione scritta.
Ad oggi infatti la redazione di TecnoAndroid si serve di ChatGPT solo per il controllo ortografico finale, in modo da mandare il tutto in pubblicazione senza alcun errore. Tutto ciò ricordando che scrivere articoli o parte di essi servendosi dell’intelligenza artificiale non è altro che deleterio in termini di risultati, inficiando soprattutto sulla SEO. Potrebbe essere dunque questo un modello utile di integrazione tra uomo e macchina.
Del resto sono emblematiche le parole di un docente di Collective Intelligence al Mit di Boston, il prof. Thomas Malone. Egli sostiene che le persone godono del massimo del controllo quando le macchine agiscono solo in funzione di strumenti, assumendo a loro volta maggior controllo quando vestono i panni di assistenti, proprio come manager degli stessi esseri umani.