È risaputo che, qualche decennio fa, i polli erano molto più piccoli e agili rispetto a oggi. Dopo la seconda guerra mondiale, la domanda di carne di pollo è cresciuta vertiginosamente, portando al loro aumento del peso medio, che è passato da 1 kg negli anni ’40 a circa 4 kg a metà anni 2000. Anche la velocità di crescita è notevolmente aumentata. Ma quale fattore ha determinato tutto ciò?
Tra i fattori che hanno contribuito a questo “ingrossamento” vi è la selezione genetica. L’avanzamento nella comprensione della genetica mendeliana all’inizio del XX secolo ha permesso agli scienziati di selezionare tratti specifici nei programmi di allevamento, dando vita a ceppi di ovaiole e polli da carne perfetti in termini di produttività.
L’industria dell’allevamento selettivo ha portato alla creazione della razza Arbor Acre, che ha stabilito lo standard per tutti gli altri ceppi fino ad oggi. Un recente studio scientifico evidenzia come le dimensioni del corpo dei polli siano aumentate di più di 4 volte in pochi decenni. Inoltre, mentre un tempo i polli impiegavano circa 70 giorni per essere pronti per il mercato, oggi ne bastano solo 47
, raggiungendo l’età per la macellazione in soli 35 giorni, circa la metà del tempo impiegato nel 1948.Questa crescita rapida ha però un prezzo. I polli da carne sono spesso affetti da debolezza delle gambe, malattie cardiache, problemi respiratori e diverse malformazioni. L’alimentazione gioca un ruolo importante nella loro crescita, grazie a un regime alimentare ottimizzato composto da mais, semi di soia, vitamine e minerali.
Contrariamente a quanto si pensa, agli animali da macello in questione non vengono iniettati steroidi, ormoni della crescita o altri miglioramenti artificiali, in quanto tali additivi sono illegali nella maggior parte dei paesi, inclusi gli Stati Uniti e l’Europa. Gli ormoni che promuovono la crescita sono utilizzati nell’allevamento del bestiame, ma non per i polli. Tuttavia, è vero che a questi ultimi vengono somministrate grandi quantità di antibiotici, mescolati al mangime per proteggerli dalle malattie che si diffondono facilmente nelle anguste gabbie in cui vivono. Circa il 70% in tutto il mondo sono allevati in sistemi di allevamento intensivi, vivendo la loro breve vita in capannoni sovraffollati e sporchi. Si tratta di una cattiveria crudele che nel 2023 dovrebbe essere annientata, eppure è ancora fin troppo diffusa.