Gli esseri umani sono a volte capaci di comportamenti sorprendentemente insensati, e un episodio avvenuto negli anni ’90 ne è un esempio lampante. In quell’occasione, una donna decise di frantumare un ragno vedova nera e iniettarselo nel braccio nel tentativo di sperimentare un’esperienza euforica. La storia si è conclusa con un ricovero d’urgenza.
Il caso è stato documentato nel 1996 sugli Annals of Emergency Medicine, dove viene descritto in dettaglio il corso degli eventi. La donna schiacciò una vedova nera e la iniettò nel proprio corpo con 10 millilitri di acqua distillata. Il risultato fu un’immediata visita al pronto soccorso a causa di intensi crampi muscolari, che si manifestarono un’ora dopo l’iniezione.
I crampi, localizzati nell’addome
, nelle cosce e nella schiena, erano estremamente dolorosi e si accompagnavano a mal di testa e ansia. La paziente presentava anche una frequenza cardiaca e una pressione sanguigna molto elevate, rispettivamente 188 battiti al minuto e 188/108 mmHg (rispetto ai valori normali di circa 120/80 mmHg).I medici trattarono il dolore della donna, ma successivamente si manifestarono difficoltà respiratorie che richiesero il ricovero in terapia intensiva per alcuni giorni. Il problema era dovuto alle grandi quantità di veleno di vedova nera iniettate nel sistema, il cui potere tossico è 15 volte superiore a quello di un serpente a sonagli.
Oltre al veleno, una proteina presente nell’anatomia del ragno potrebbe aver scatenato una grave reazione allergica, spiegando alcuni dei sintomi più gravi riscontrati. Fortunatamente, la donna si è ripresa dall’esperienza e ci auguriamo che abbia imparato la lezione e abbandonato l’idea di ricercare euforia in un modo così pericoloso.