Da qualche tempo a questa parte, l’attenzione pubblica sull’intelligenza artificiale generativa, guidata soprattutto dai progressi della società californiana OpenAI, è in rapida ascesa. Questo tema, precedentemente relegato ai dibattiti tra esperti, sta ora permeando la vita quotidiana delle persone, suscitando un crescente interesse e, in alcuni casi, preoccupazione. Molto di ciò è alimentato da una rappresentazione mediatica che tende a enfatizzare gli scenari catastrofici.
Figure influenti del settore tecnologico, come Sam Altman di OpenAI, Elon Musk, e Sundar Pichai di Google, hanno espresso pubblicamente le loro preoccupazioni sull’IA. Mentre la franchezza di queste figure può sembrare rassicurante, è importante ricordare che dietro tali dichiarazioni ci sono interessi commerciali e strategici.
Recentemente, lo storico Yuval Noah Harari ha dichiarato che l’IA potrebbe rappresentare una minaccia esistenziale per l’umanità, sottolineando come la crescente capacità dell’IA di raccogliere e analizzare dati possa portare a un’inquietante invasione della privacy individuale. Tuttavia, è cruciale interrogarsi su quanto di questa retorica sia semplicemente un esercizio di marketing o un tentativo di mantenere alta l’attenzione sulle proprie opere e prodotti.
C’è una parte della storia che viene spesso trascurata: le persone comuni. Questi discorsi, per quanto interessanti, rischiano di oscurare l’importanza di rendere l’innovazione tecnologica comprensibile e soggetta a un controllo democratico. È fondamentale
non solo contestualizzare le dichiarazioni dei leader tecnologici, ma anche portare questi temi nei dibattiti pubblici, come il Parlamento.Le persone che utilizzano l’intelligenza artificiale devono avere la possibilità di comprendere appieno i loro impatti reali. Purtroppo, la narrativa dominante attualmente propone un futuro in cui la tecnologia avrà il sopravvento, senza fornire strumenti per capire come utilizzare queste tecnologie per migliorare le proprie capacità. Questa mancanza di comprensione potrebbe avere costi enormi per le future generazioni, che potrebbero crescere con la sensazione di essere superflue e impotenti di fronte al progresso tecnologico.
È importante ricordare che nessuna tecnologia si “sveglierà” un giorno decidendo di prendere il controllo: gli strumenti tecnologici sono costruzioni umane, sotto il nostro controllo e la nostra responsabilità. Non dobbiamo concentrarci esclusivamente sulle macchine, ma anche sulle persone: quelle che le usano, le capiscono e le sviluppano. Ma soprattutto, dobbiamo evitare di cadere nella trappola di una narrativa che aliena le persone dalla tecnologia, presupponendo che il suo dominio sia inevitabile. Al contrario, dovremmo distribuire le responsabilità, discutere ciò che è giusto e dove dovremmo tracciare i limiti. Questa è una responsabilità intrinsecamente umana.