Per riuscire a produrre energia pulita e illimitata c’è bisogno di un metodo innovativo. Gli scienziati stanno cercando di costruirne uno che possa cambiare definitivamente il modo di concepire l’energia, raccogliendola mediante l’aria.
Questa news poteva risultare pseudo-scientifica fino a qualche mese fa, soprattutto per gli scettici. Invece, ad oggi, si sta dimostrando una solida realtà, e a testimoniarlo è l’istituto di Biomedicina dell’Università Monash, in Australia, dove hanno ottenuto dei riconoscimenti importanti in merito.
Infatti, sono stati capaci di sfruttare le basse quantità di idrogeno presente nell’atmosfera, riuscendo di fatto a generare corrente elettrica. Andiamo subito a scoprire maggiori dettagli riguardo questa nuova scoperta.
Già nel 2020 questa idea fu messa in essere dal professor Jun Yao e i suoi colleghi. Infatti, i suddetti crearono il primo generatore ad aria chiamato “Air-gen“, ossia un dispositivo capace di produrre energia elettrica continua mediante l’aria.
L’apparecchio era composto da una pellicola sottile e porosa, costituita a sua volta da nanofili proteici generati dai batteri da nanofili proteici generati dai batteri Geobacter sulfurreducens
e racchiusa tra due elettrodi piatti.Questo studio dimostrava che i due fili minuscoli erano capaci di generare una corrente elettrica tra i due elettrodi ogni qualvolta veniva assorbito il vapore acqueo dall’aria. Tuttavia, la ricerca ha aperto a nuovi scenari.
Oggi, però, lo stesso team di ricerca ha fatto un significativo passo in avanti, scoprendo il tipo di nanofilo coinvolto nel processo è praticamente irrilevante. Infatti, la vera genialata di tutto ciò risiedeva solamente nella dimensione dei pori della pellicola.
“Dopo aver fatto la scoperta del geobatterio, ci siamo resi conto che la capacità di generare elettricità dall’aria, che abbiamo chiamato ‘effetto Air-gen’, è un fenomeno generico”, spiega Yao. “In pratica, qualsiasi tipo di materiale può raccogliere energia, a patto che abbia una certa proprietà: pori con un diametro inferiore a 100 nanometri, meno di un millesimo della larghezza di un capello umano“.
Dunque, parliamo di una scoperta che fa immaginare come sarà il futuro dell’energia pulita, ampliando gli approcci in merito e le opportunità per l’uso di differenti materiali per produrla.