Lo sviluppo avvenne principalmente in Europa, come derivata dell’AMPS (Advanced Mobile Phone System), il corrispondente standard negli Stati Uniti, con la diffusione in Italia a sostituzione della rete RTMS. La trasmissione era analogica, basandosi su frequenze radio tutte diverse tra le varie celle di collegamento, riducendo così al minimo le possibili interferenze, e permettendo il riuso delle stesse.
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I limiti, a differenza di quanto vediamo oggi, erano davvero notevoli, prima di tutto non permetteva l’invio di SMS e di email, permettendo così solo la comunicazione vocale, il codice che identificava il dispositivo connesso era facilmente clonabile (ed intercettabile), aveva una limitata capacità di banda (si potevano quindi collegare alla stessa cella pochi dispositivi), ma sopratutto non garantiva l’interoperabilità, in altre parole non permetteva il collegamento di prodotti provenienti da un’altra nazione.
Le differenze rispetto al GSM, che venne adottato successivamente, risiedevano anche nella numerazione, infatti al giorno d’oggi i numeri sono composti da 7 cifre (più il prefisso del gestore), contro i 6 del TACS. Negli anni vennero ampliate le bande utilizzabili, con l’introduzione nel 1990 dell’ETACS, per poi passare direttamente al più moderno e sicuri GSM, UMTS e via discorrendo.