Le onde gravitazionali sono una perturbazione dello spazio tempo a carattere ondulatorio che l’uomo è riuscito a intercettare per la prima volta mediante l’uso dell’interferometria circa un paio di anni fa, sebbene Einstein, mediante la sua equazione di campo, ne abbia teorizzato l’esistenza decenni fa in quanto l’equazione stessa, che descrive i campi gravitazionali, mostrava delle soluzioni a carattere oscillatorio, dunque onde.
Dunque gli scienziati è da circa un decennio che sono alla ricerca di questo eco, lieve ma persistente che permea l’Universo, generato da eventi altamente energetici come le collisioni tra masse imponenti, ad esempio due buchi neri supermassicci che prima ruotano intorno ad un asse per poi fondersi in un unico buco nero ipermassiccio.
Dopo un’attesa lunghissima e osservazioni durate non poco, gli scienziati hanno finalmente confermato la loro presenza, infatti in un annuncio molto atteso e coordinato da scienziati di tutto il mondo, è stata riportata la scoperta del “ronzio a bassa frequenza” di queste onde cosmiche che attraversano la Via Lattea.
Come dichiarato da Stephen Taylor, un astrofisico dell’Università di Vanderbilt, nel Tennessee, sebbene non si abbia ancora la certezza sulla natura reale di questo ronzio, i dati sono coerenti con le aspettative teoriche delle onde gravitazionali prodotte da numerose coppie di buchi super massicci.
Per rilevare queste onde di fondo che permeano l’Universo gli scienziati hanno usato le Pulsar, stelle che ruotano attorno al proprio asse con un ratio di oltre 700 volte al secondo con una certa regolarità emettendo dai loro poli colonne di luce che se rivolte perpendicolarmente alla Terra appaiono come impulsi, i quali possono essere deformati solo da gas, la polvere interstellare, i movimenti delle pulsar e dei corpi celesti nella Via Lattea, nonché dalle onde gravitazionali che curvano la luce.