Guai grossi per OpenAI: sembra infatti che due scrittori abbiano denunciato la società che ha creato ChatGPT accusandola di aver usato i loro articoli per addestrare il chatbot.
La causa per violazione di copyright è stata portata avanti dall’autore di horror Paul Tremblay e dalla scrittrice Mona Awad. Sarà ora compito del tribunale di San Francisco capire cosa è successo e chi ha ragione.
Il fatto è che OpenAI sostiene che il set di dati utilizzato per addestrare ChatGPT è contenuto all’interno di documento del 2020 pubblicato sul sito web di OpenAI.
Ma ciò che in questo caso viene contestata è la provenienza di questi dati, dato che gli autori spiegano che il loro materiale è stato reperito e inserito nel set di dati usando “biblioteche ombra”, ovvero siti come Library Genesis e Sci-Hub, che permettono di scaricare file torrent che contengono contenuti protetti da copyright in modo facile e veloce.
Una questione spinosa
“Queste librerie ombra sono state a lungo di interesse per la comunità di formazione sull’intelligenza artificiale“, afferma l’accusa. OpenAI non ha risposto immediatamente ad una richiesta di commento.
Ma non è la prima volta che la società affronta questioni simili. Solo lo scorso anno sono state molteplici le denunce che contestavano l’utilizzo degli strumenti che permettevano l’apprendimento del chatbot.
Ma non è finita qui, perché recentemente è stata anche revocata la protezione del copyright ad un’opera generata dall’intelligenza artificiale in una graphic novel. Una situazione che fa capire quanto sia difficile per OpenAI farsi strada in un mondo che non è ancora pronto per accogliere l’intelligenza artificiale a braccia aperte.