Nel mondo moderno, l’Agenzia delle Entrate ha accesso completo ai dati dei conti correnti e può utilizzare queste informazioni per effettuare controlli fiscali. Questo significa che le transazioni di denaro, sia in entrata che in uscita, devono essere giustificate. Tuttavia, esiste un modo per “blindare” l’operazione in partenza: utilizzare la giusta causale nel bonifico, sia esso bancario o postale.
La causale del bonifico può variare a seconda del tipo di operazione effettuata. Potrebbe trattarsi del pagamento di una fornitura di prodotti o servizi, di una donazione, di un prestito e della sua restituzione. Ogni tipo di movimento richiede una causale diversa che spieghi chiaramente di cosa si tratta. La causale non serve solo a giustificarsi in caso di eventuali controlli del Fisco, ma anche a facilitare la prova della dazione alla controparte.
Se non si indica la causale, non si è obbligati a farlo, ma questa omissione potrebbe rivelarsi pericolosa se l’Agenzia delle Entrate decidesse di approfondire l’operazione. Inoltre, la prova del motivo del trasferimento di denaro da un soggetto a un altro, che incombe sul contribuente, è tanto più difficile da fornire quanto più tempo è passato dall’operazione. Ogni tipo di operazione richiede una causale appropriata per non avere problemi con il Fisco. Questa non ha valore assoluto, ma è un importante indizio della giustificazione del movimento finanziario avvenuto. È una sorta di autodichiarazione, che diventa importante in quando viene resa al momento del compimento dell’operazione.
In tutti i casi, la corretta causale deve fondarsi su una solida documentazione sottostante. In nessun caso può salvare dagli accertamenti fiscali e neanche dalle responsabilità penali. Ad esempio, se si fa un prestito a tassi usurari, non basterà certo la dicitura “regalo” per giustificare quell’operazione illecita.