Il 23 giugno, un tragico incidente ha coinvolto un’auto ibrida sulla tangenziale di Napoli, causando la morte di Maria Vittoria Prati, ricercatrice del CNR, e Fulvio Filace, laureando dell’Università di Napoli Federico II. Il veicolo coinvolto era un prototipo di auto ibrida, basato su una Volkswagen Polo, modificata con un kit di ibridizzazione fotovoltaico. Questo progetto faceva parte dell’iniziativa Life-Save dell’Unione Europea, mirata a sviluppare soluzioni per combattere il cambiamento climatico eppure qualcosa è andato storto.
Auto Ibrida: quali possono esser state le cause?
Le cause esatte dell’esplosione non sono ancora state determinate. L’ingegnere Gianfranco Rizzo, partner del progetto che ha realizzato il prototipo, ha suggerito che l’esplosione potrebbe essere stata provocata dai gas contenuti nelle bombole del sistema di misura delle emissioni. Queste, conosciute come Portable Emissions Measurement System (PEMS), sono utilizzate per rilevare la quantità di emissioni dei veicoli durante i test. Inoltre, contengono sostanze infiammabili e, dato che rappresentano l’unico elemento del prototipo in grado di generare un’esplosione, sono attualmente considerate la causa più probabile dell’incidente.
Una domanda che sorge spontanea è perché il test non sia stato condotto in un ambiente controllato, come un circuito, ma su una strada pubblica. Questo è dovuto alla normativa attuale, che prevede di testare i veicoli su un percorso urbano misto, per ottenere valori di emissioni il più possibile vicini a quelli reali.
Tale incidente sottolinea l’importanza della sicurezza nei test di veicoli, soprattutto quando si tratta di prototipi. È fondamentale che le procedure di sicurezza siano rigorosamente seguite e che i test su strada siano condotti in modo sicuro e controllato. Inoltre, evidenzia la necessità di una maggiore trasparenza e di normative più rigorose per i test su strada di veicoli prototipo, per garantire la sicurezza del pubblico e dei ricercatori.